Il rebus delle mani rosse

Dal mese di aprile 2006, centinaia di misteriose mani di colore rosso compaiono sui muri di Bergamo. Non è la prima volta che sui muri della città si diffondono codici dal significato enigmatico; è già accaduto con il celebre “052” nel 2002 e con l'invasione delle “®” nel 2005. Anche i quotidiani locali, come da copione, cominciano a interessarsi al rebus delle “mani rosse”, avanzando anche alcune ipotesi, tra cui quella che dietro a questo simbolo si celi un messaggio a favore della scarcerazione degli arrestati e delle arrestate sabato 11 marzo a Milano.

 
Le “mani rosse" fanno la loro comparsa in città sotto molteplici aspetti: adesivi di colore nero recanti l'immagine di una mano rossa, lo slogan “TANA LIBERA TUTTI” e la frase «libertà per gli antifa arrestati l'11 marzo a Milano», stencil di colore rosso che riproducono la stessa frase e lo stesso slogan dell'adesivo appena menzionato ma recanti un'impronta della mano, mani rosse di svariate dimensioni, impronte rosse di mani vere e proprie, mani tracciate con il solo contorno rosso.. Questa eterogeneità nella fattura fa pensare all'adesione spontanea di diversi autori non coordinati tra loro, ma con un possibile comune significato, specie se considerati gli adesivi prima menzionati (comparsi la prima volta durante la Scorribanda Antifascista di martedì 25 aprile 2006). Martedì 6 giugno la Polizia denuncia per imbrattamento tre persone, con l'accusa di essere gli autori di tutte le “mani rosse” comparse nei mesi precedenti in città. L'Eco di Bergamo del giorno seguente getta benzina sul fuoco; si sostiene, mentendo, la prossimità delle tre persone fermate «all'area anarchica già protagonista di occupazioni di edifici in città e manifestazioni contro le carceri» (stabilendo così un improprio collegamento tra i diversi episodi) e la natura organizzata dell'iniziativa, ravvisabile dal fatto che i medesimi simboli sarebbero comparsi anche in altre città (informazione assolutamente falsa). L'accostamento di alcune informazioni (menzognere) riferite alle tre persone fermate sembra rispondere alla volontà di chi scrive di collocare arbitrariamente le stesse entro un ambito ben definito: «area anarchica» (da sempre più esposta alle campagne criminalizzanti della stampa e perciò spesso percepita dalla gente comune in modo negativo), «manifestazioni fuori dalle carceri» (informazione che rievoca inevitabilmente gli scontri tra manifestanti e Polizia avvenuti sabato 12 novembre 2005 fuori dal carcere di Bergamo), «occupazioni di edifici in città» (che rimanda ai due tentativi di occupazione a scopo abitativo dell'estate precedente, messi a segno da un gruppo di persone etichettate dal quotidiano locale, all'epoca dei fatti, come squotters) e il collegamento con Torino (che affiancato alle informazioni precedenti finisce per evocare nel lettore il caso mediatico scatenato dai media italiani a metà anni '90 intorno agli “squotters torinesi”). Chiaramente questa serie di informazioni, a cominciare dal riferimento all'area anarchica, rispondono a uno schema già applicato nel processo relativo agli scontri tra manifestanti e forze di polizia durante la manifestazione contro il carcere avvenuta a Bergamo sabato 12 novembre 2005, dove il teorema accusatorio poggia proprio sulla presunta appartenenza degli imputati ad ambienti anarchici, come se ciò costituisse un reato di per sé. E' opportuno precisare che quando si afferma l'appartenenza all'area anarchica dei fermati si dice il falso, e non perché tale orientamento sia in qualche modo disdicevole (anzi..), ma perché effettivamente i fermati non appartengono ad alcun gruppo anarchico e nulla può dimostrare la loro partecipazione alla manifestazione del 12 novembre e alle occupazioni sopra menzionate. Eppure il giornalista de L'Eco di Bergamo appare molto ben informato, tanto da far ritenere (in questa come in altre circostanze) che tra il quotidiano e la Questura di Bergamo (che comprensibilmente è ben informata a sua volta sulla composizione e l'attività delle differenti anime del movimento antagonista) intercorra una collaborazione inusuale. Lo proverebbero alcuni dettagli come quelli riportati dal quotidiano relativamente al modello e alla proprietà del veicolo utilizzato dai 3 giovani denunciati, noti solo alle forze di polizia. Ma la collaborazione va ben oltre. Nei giorni successivi la notte del 6 giugno i solerti tutori dell'ordine si premurano di contattare, casa per casa, i proprietari dei diversi stabili su cui, negli ultimi mesi, le “mani rosse” hanno fatto la loro comparsa. L'invito esplicito, accompagnato da inusuali querele precompilate (“pronte all'uso”) consegnate direttamente a domicilio, è quello di sporgere denuncia quanto prima. Significativo anche in questo caso il contributo de L'Eco di Bergamo, che, riferendosi al video sequestrato ad una dei 3 denunciati, sostiene l'esistenza di un girato che proverebbe la responsabilità dei giovani anche per altre “mani rosse”, precisamente per quelle comparse alcune settimane prima nel quartiere di Colognola. La circostanza, anche in questo caso, costituisce una colossale menzogna, e farebbe pensare ai più maliziosi che sia stata creata ad hoc per sollecitare indirettamente i querelanti, offrendo loro la garanzia di prove indiziarie inesistenti.
 
Di seguito la rivendicazione comparsa sul sito web Indymedia che spiega il significato delle mani rosse (del tutto ignorata da L'Eco di Bergamo, che ha preferito collocare le “mani rosse” nel contesto di una fantomatica campagna contro la guerra, come già spiegato, ricollegabile all'area anarchica) e la rassegna stampa relativa ai fatti.
 
www.italy.indymedia.org, giovedì 15 giugno 2006
MANI ROSSE? TANA LIBERA TUTTI!
 
Nella prima mattinata di oggi su numerosi cavalcavia di Bergamo e provincia sono comparsi diversi striscioni raffiguranti le ormai celebri mani rosse, accompagnate dalla scritta "tana libera tutti".
Finalmente il mistero è svelato!
 
E' uno dei giochi per bambini più universali e famosi: guardie e ladri.
 
Tutte quelle mani rosse per le strade della città rappresentano quella che i bambini e le bambine di tutto Italia (e non solo..) chiamano gergalmente "toppa" o, per l'appunto, "tana". Il gioco ovviamente ha le sue varianti geografiche (da città a città, da quartiere a quartiere, da isolato a isolato..), ma la tradizione vuole che ogni ladro o ladra, per liberarsi dalla "caccia" delle guardie, debba toccare la "toppa", o "tana" (per intenderci, il luogo dove avviene, da parte delle guardie, la conta del tempo accordato ai ladri per nascondersi) gridando "per me". Può accadere però che un ladro o una ladra, giunti alla toppa, decidano di gridare "per tutti" o, come nel nostro caso, "tana libera tutti", liberando anche coloro che non sono ancora giunti alla "toppa" e che, perciò, non sono ancora liberi.
 
E' un gesto di solidarietà splendido e soprattutto innocente, come può essere solo un bambino o una bambina.
Riprodurlo in città per noi ha significato un modo di evocare il desiderio di libertà che sappiamo di condividere con tanti e tante abitanti di questo così disastrato pianeta.
 
A cosa si faceva riferimento nello specifico? Questo ce l'hanno suggerito gli stessi giornalisti autori dei vari articoli sulle mani rosse.
Abbiamo letto su "L'Eco di Bergamo" di "mani dell'occidente insanguinate per la guerra in Iraq"; di solidarietà con i venditori di fiori messicani, colpiti dalla ferocia repressiva della polizia (una triste riproposizione di quanto visto a Genova nel 2001, come dire che tutto il mondo è paese..); di una denuncia della carenza di spazi di aggregazione giovanile in città, una responsabilità di cui l'attuale giunta, come le precedenti, dovrà rispondere, così prodiga nel concedere spazi ai vari "sempre amici" commercianti.
 
Queste cose non le abbiamo dette noi, sono i giornalisti delle varie testate locali che hanno riempito quelle mani rosse di significato, probabilmente conquistati e ispirati da ciò che esse evocano, nella loro ludicità e, tanto carente negli adulti, spontanea sincerità.
 
Infine, vorremmo soffermarci su un'altra tematica sollevata nei giorni scorsi intorno al rebus delle mani rosse, proprio da "L'Eco di Bergamo" e, per noi, assai prioritaria in questo momento. Il nostro pensiero và ai e alle 25 giovani arrestat* per essersi oppost* alla parata nazi fascista della Fiamma Tricolore, l'undici marzo scorso a Milano. La Resistenza e l'antifascismo sono in questo paese tanto fondanti quanto troppo spesso ridotti al mero ricordo vuoto e inattuale.
 
Annunciamo con questo comunicato che, raccogliendo la tematica suggerita dal giornalista de "L'Eco di Bergamo", le mani rosse omaggeranno della loro creativa presenza la manifestazione in programma per sabato 17 a Milano, per chiedere con forza la liberazione dei e delle 25 antifa dell'undici marzo, scorgendo in questa richiesta un gesto di libertà e giustizia.
 
Non temete.. le mani rosse saranno ben visibili!
Libere tutti!
 
"..provate pure a credervi assolti, siete per sempre coinvolti.."
 
Le mani rosse
 
 
 
L'Eco di Bergamo, giovedì 1 giugno 2006.
«MANI ROSSE» SUI MURI: UN REBUS
 
Sono ormai tante le «mani rosse» dipinte sui muri della città, e più il tempo passa e più si diffondono: grandi, piccole, singole o a gruppi e spesso accompagnate a scritte a sfondo politico, questi misteriosi graffiti, nel giro di qualche settimana si sono diffusi un po' per tutta la città, da Redona alla rotonda dei Mille. E a questo punto sono in molti a chiedersi cosa rappresentino e soprattutto perché l'immagine si stia allargando in tutta la città. Se infatti non è ancora chiaro cosa vogliono dire, non è escluso che possa trattarsi di un nuovo messaggio in codice tra gruppi giovanili, come già successo con le scritte «052» di qualche anno fa, o con la «R» cerchiata comparsa in tutti i quartieri. Di certo, in questi giorni, si stanno diffondendo le supposizioni più varie sul significato della «mani rosse»: potrebbero essere un messaggio a favore della scarcerazione degli arrestati durante gli scontri dell'11 marzo scorso a Milano, oppure un messaggio di solidarietà per i 200 venditori di fiori arrestati ad Atenco in Messico qualche settimana fa, per aver contestato l'apertura di un nuovo centro commerciale (sull'argomenti sono stati lanciati appelli su diversi siti Internet dell'area antagonista). In fine non è nemmeno da escludere l'ipotesi dell'ennesima protesta «in codice» per la mancanza di spazi d'aggregazione in città.
 
 
 
Il Nuovo Giornale di Bergamo, mercoledì 7 giugno 2006
Sorpresi lunedì notte mentre imbrattavano i muri dell’Italcementi in via Madonna della Neve: denunciati
RISOLTO IL GIALLO DELLE «MANI ROSSE»
Tre anarchici, due ragazzi e una ragazza, si filmavano all’opera
 
BERGAMO – Risolto il «giallo» delle mani «rosse», almeno in parte. Perché tre degli autori di quei segni che da settimane spadroneggiano su monumenti, mura e pareti della città sono stati pizzicati con le mani nella «vernice» dagl'agenti delle Volanti della Questura. Si tratta di tre giovani, una ragazza di 27 anni della provincia di Bergamo, un giovane di 22 anni e un venticinquenne della città, appartenenti agli ambienti anarchici, che sono stati colti in flagranza mentre pitturavano il muro di cinta dell’Italcementi in via Madonna della Neve. Fra bombolette e stampi di mani gli agenti hanno trovato anche una telecamera con la quale i giovani si riprendevano nel momento dell’atto vandalico. Per i tre è scattata una denuncia per imbrattamento di edifici pubblici. E’ successo nella notte fra lunedì e ieri, attorno alle 3.40. Alla sala operativa della Questura è arrivata una telefonata che segnalava la presenza dei tre giovani davanti agli Italcementi. In meno di un minuto sul posto è arrivata una Volante della Questura. Al momento dell’arrivo degli agenti i tre stavano imbrattando il muro di cinta in via Madonna della Neve. Sono stati fermati con in mano un bomboletta spray rossa e delle stampe che riportavano la forma della mano. Vicino ai ragazzi era parcheggiata una Fiat600 intestata ad una delle mamme dei tre ragazzi. A bordo dell’auto sono state trovate sei bombolette che erano appoggiate sul sedile posteriore e due stampi in plastica che riproducevano la forma di una mano. All’esterno del veicolo c’erano segni di vernice rossa. Nelle mani degli agenti delle Volanti è finita anche una telecamera con la quale la giovane stava riprendeva i due «complici» nell’atto dell’imbrattamento. I filmati sono sono stati sequestrati e visionati dal personale della Digos. Dalle riprese si vedono chiaramente i giovani scendere dalla macchina, la Fiat 600, con in mano tutta la strumentazione necessaria. Una volta all’esterno si coprivano la testa con il cappuccio della felpa per poi passare all’azione: coprire i muri di cinta di ditte e abitazioni e i monumenti di interesse storico di Città Alta con quelle mani rosse il cui significato è ancora da chiarire. Oltre alla videocassetta dei ragazzi è stata acquisita dagli inquirenti anche la registrazione ripresa dalle telecamere dell’Italcementi. Nell’ambiente anarchico quei simboli potrebbero stare a simboleggiare le mani sporche di sangue della società capitalista in seguito all’entrata in guerra in Iraq. In Questura è ora depositato un modulo di denuncia per questo tipo di danneggiamento a cui i cittadini possono accedere per segnalare tutti i casi presenti in città.
 
 
 
L'Eco di Bergamo, mercoledì 7 giugno 2006
«MANI ROSSE» SUI MURI, COLTI SUL FATTO
Blitz della polizia in via Madonna della Neve: tre giovani anarchici sorpresi a imbrattare Si filmavano con una videocamera: le riprese ora li incastrano anche per azioni precedenti
 
Sono stati colti con le mani nel sacco. O meglio, in questo caso, con le «mani rosse». Si tratta di tre giovani bergamaschi, due ragazzi e una ragazza, vicini all'area anarchica già protagonista di occupazioni di edifici in città e manifestazioni contro le carceri. La polizia li ha sorpresi mentre, nel cuore della notte, imbrattavano un muro in via Madonna della Neve con le misteriose «mani rosse», che da qualche settimana avevano fatto la loro comparsa su pareti di edifici e cartelli stradali, in buona parte della città. Nella Fiat Seicento che utilizzavano per spostarsi – intestata alla madre di uno dei tre – la polizia ha trovato numerosi indizi: dallo stampo usato per le «manine» a macchie di vernice. I tre avevano persino una telecamera con cui si filmavano durante la loro performance. Filmati che, a questo punto, li incastrerebbero anche per precedenti imbrattamenti. Tra questi, quella di alcuni giorni fa sui muri di Colognola.
COLTI SUL FATTO I presunti autori sono stati dunque individuati e, per loro, è partita una denuncia a piede libero per imbrattamento. A finire nei guai per le «manine» dipinte sui muri sono stati due ragazzi di 22 e 25 anni, di Bergamo, e una ragazza di 27, milanese ma residente a Gorle. Tutto è accaduto nella notte fra lunedì e ieri, in via Madonna della Neve. Erano circa le 3,40 quando la centrale operativa del 113 ha ricevuto la segnalazione della presenza degli imbrattatori, che stavano disegnando manine con la bomboletta spray sulla parete dell'edificio dell'Italcementi. In pochi minuti sul posto è arrivata una volante della polizia: gli agenti hanno sorpreso e bloccato i tre ragazzi. Avevano con loro 6 bombolette di spray colore rosso, con 13 tappini, e uno stampo di plastica a forma di «manina». Un altro stampo sarebbe stato trovato nell'auto, insieme a macchie di vernice.
LE VIDEOCAMERE Tra i particolari più singolari della vicenda, c'è che i tre si riprendevano con una videocamera, durante le operazioni di imbrattamento. L'altra notte in via Madonna della Neve stavano utilizzando però lo stesso nastro che avevano già usato per precedenti azioni: così, oltre ad essere accusati di imbrattamento in via Madonna della Neve, hanno fornito alla polizia la documentazione necessaria per accusarli anche di altri blitz. Per ora vi sarebbe almeno anche quello compiuto a Colognola. I filmati sono comunque al vaglio della Digos, così come le riprese delle telecamere a circuito chiuso dell'Italcementi, che ritraggono i giovani in azione.
SCIOLTO IL REBUS Sembra farsi luce anche sul significato misterioso delle «manine»: rappresenterebbero le mani dell'Occidente «imbrattate di sangue per la guerra», almeno secondo quanto emerge da alcune letture in ambienti vicini all'area anarchica. Ma non vi sono conferme da parte degli investigatori. Quel che è certo è che anche in altre città sono comparse le «mani rosse» – ad esempio a Torino – e questo dimostrerebbe la natura «organizzata» dell'iniziativa.
LE ZONE In città le «mani rosse» si trovano, oltre che in via Madonna della Neve, ad esempio anche in via Longuelo, in via Lochis, rotonda Locatelli, via Carducci, Borgo Palazzo, Frizzoni, sulla facciata della caserma Montelungo, via Suardi, rotonda del Galgario, a Colognola, ma anche in Città Alta, lungo la Corsarola.
QUERELE Negli uffici della Questura stanno piovendo denunce da parte di privati cittadini, che hanno avuto i muri imbrattati, e da parte di commercianti che si sono ritrovati le «mani rosse» sulle vetrine, e intendono chiedere i danni.
IN CITTÀ ALTA Qui i commercianti che si sono ritrovati i muri imbrattati hanno risposto con un provocatorio volantino con la scritta: «Codardi e pure stupidi. Rovinate la città che (purtroppo) è anche vostra». La vicenda delle «mani rosse» è sentita fra i cittadini, tanto che i commenti non si sono fatti attendere: «Congratulazioni – scrive un lettore del sito Web de L'Eco di Bergamo – al cittadino che ha dato l'allarme e alle forze dell'ordine che hanno sorpreso i vandali. Che ripuliscano tutto».
 
 
 
www.ecodibergamo.it, martedì 13 giugno 2006
«MANI ROSSE», I CITTADINI ORA CHIEDONO I DANNI
 
Non si contano in città le impronte rosse lasciate su muri, saracinesche di negozi e cartelli stradali dagli imbrattatori che nei giorni scorsi sono stati colti sul fatto in via Madonna della Neve. Così come non si contano le querele presentate in Questura, cui faranno seguito richieste di risarcimento, da parte dei tanti cittadini le cui proprietà sono state danneggiate con le ormai celebri «mani rosse». Oltre ai privati, anche Palazzo Frizzoni ricorrerà alle vie legali. Il sindaco Roberto Bruni conferma: «Tra gli edifici presi di mira ce ne sono anche di proprietà del Comune, senza contare i cartelli stradali risultati tra i bersagli preferiti». Città Alta si conferma una delle zone maggiormente prese di mira dai vandali; anche per questo in vista dell'estate sono stati predisposti più controlli da parte delle forze dell'ordine. Il comandante della Polizia municipale fa notare: «Le telecamere non bastano a fermare i vandali che spesso agiscono a volto coperto. La strada da seguire è la prevenzione». Intanto i tre fermati e denunciati a piede libero dovranno rispondere di imbrattamento.
 
 
 
L'Eco di Bergamo, mercoledì 14 giugno 2006
MURI IMBRATTATI, FIOCCANO LE QUERELE
«Mani rosse»: decine di denunce per i risarcimenti. Anche Palafrizzoni ricorrerà alle vie legali
La polizia municipale: le telecamere non bastano, spesso i vandali agiscono a volto coperto
 
Sul tavolo della Questura di querele ce ne sono già parecchie. «Alcune decine», confermano da via Noli. Tutta gente che non appena si è trovata coi muri imbrattati dalle ormai note «mani rosse» si è rivolta alle forze dell'ordine per denunciare l'accaduto e chiedere un'eventuale risarcimento dei danni ai responsabili. E anche se l'iter giudiziario è ancora agli inizi, i tre giovani (vicini all'area anarchica) colti in flagrante in via Madonna della Neve la scorsa settimana e denunciati a piede libero, hanno di che preoccuparsi perché il conto alla fine potrebbe essere davvero salato. Il reato contestato è quello di imbrattamento, punibile con una multa. Oltre ai privati, anche Palafrizzoni ricorrerà alle vie legali, è quasi certo: «L'intenzione è proprio questa, – conferma il sindaco Roberto Bruni – tra gli edifici presi di mira ce ne sono anche di proprietà del Comune, senza contare i cartelli stradali che sono risultati tra i bersagli preferiti». Chissà che non serva di lezione a quanti con frequenza sempre maggiore si divertono a sfregiare, a colpi di vernice spray, l'intera città, compresa la sua parte più delicata e preziosa: Bergamo alta. Se fino a qualche tempo fa, infatti, il centro storico-monumentale era risparmiato dai cosiddetti «writers», sulla scorta di un tacito «codice deontologico», ora i segni di vandalismo sui muri non mancano nemmeno quì. Offese che deturpano il delicato equilibrio cromatico del colle, senza il minimo rispetto per le sue antichissime testimonianze. Se ne trovano un po' ovunque e di tutti i tipi. Di taglio politico (dal «Vogliamo tutto» di Porta Sant'Agostino alla «Pazzia di re Silvio» lungo il viale delle Mura, al «Berlusconi sa di tappo» in via San Giacomo), in stile esoterico (come la stella con i tre 6 di Porta San Giacomo), fin o agli scarabocchi più incomprensibili concentrati soprattutto tra il lavatoio e piazza Angelini. È qui, e in quell'abituale luogo di bivacco in cui da anni sono stati trasformati i portici di Palazzo della Ragione, che troviamo gli esempi più numerosi di questo genere di vandalismo. Scritte, apparentemente senza senso, decine di firme con pennarelli indelebili e bombolette spray, un gigantesco «crash» che ti chiedi cosa diavolo significhi scarabocchiato lì sulla vecchissima pietra del lavatoio. Non è stata risparmiata nemmeno Santa Maria Maggiore: una grande «A» cerchiata campeggia infatti sul retro, mentre il lato verso l'Ateneo è sfregiato da una falce con martello. «Roba da matti – commenta un residente –, un tempo nessuno si sarebbe mai permesso una cosa del genere. E il problema è che una volta ripuliti, bastano pochi giorni perché le scritte ricompaiano nello stesso punto in cui erano state cancellate. Sicuramente è anche la conseguenza dell'intensa frequentazione notturna di Città Alta dove, dopo una certa ora, non mancano quanti hanno bevuto qualche bicchiere di troppo o chi in maniera premeditata intende compiere qualche vandalismo». Non a caso, in vista dell'estate, il Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico ha predisposto una maggiore presenza delle forze dell'ordine negli orari più a rischio. Resta comunque difficile controllare l'intero centro storico. «Purtroppo – sottolinea il comandate della polizia municipale Massimo Chizzolini – quella del controllo su certi episodi è davvero una battaglia difficilissima: in centro ci sono le telecamere e qualche risultato è arrivato. Il fatto è che molte volte quanti decidono di imbrattare i muri lo fanno a volto coperto e quindi il riconoscimento è anche molto difficile. In Città Alta il fenomeno si ripresenta a ondate e qui, considerata la conformazione urbanistica, è ancora più difficile intervenire. La prevenzione resta uno degli strumenti migliori. Bisogna cercare di mantenere, anche con il contributo dei privati, il decoro delle zone più colpite, segnalando con forza i rischi che si corrono commettendo certi reati». I tre delle «mani rosse» dovranno quindi vedersela con una contestazione per imbrattamento. Siamo ancora alle fasi preliminari: tra la denuncia a piede libero e l'eventuale processo potrebbero trascorrere anche dodici mesi.
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