“HipHop Hooligans”. A proposito di mani rosse..

Sabato 1 luglio il centro sociale Pacì Paciana organizza una giornata dedicata all'Areosol Art e alla cultura Hip Hop, invitando i writers cittadini a dipingere i muri circostanti il centro sociale e organizzando per la serata il concerto di Kaos One, figura storica della cultura Hip Hop e uno dei primi writer italiani della storia. Con un comunicato gli organizzatori lanciano l'iniziativa e prendono posizione sulla questione “mani rosse”, rivendicando la funzione irrinunciabile dei muri cittadini quale strumento di partecipazione politica orizzontale. Il giorno seguente Il Bergamo pubblica uno speciale sull'iniziativa. L'Eco di Bergamo, invece, tace sull'evento ma riporta la notizia di 3 writers fermati la notte precedente mentre dipingevano una parete in via per Zanica, spiegando come l'intervento delle forze dell'ordine si collochi in una più ampia attività “anti-imbrattatori” condotta dalla Questura di Bergamo nelle ultime settimane e facendo apertamente riferimento alle denunce scattate per le “mani rosse”. Pura casualità?

 
Di seguito il comunicato del centro sociale Pacì Paciana con il programma della serata, lo speciale de Il Bergamo sull'iniziativa e l'articolo de L'Eco di Bergamo sui tre writers fermati dalla polizia la notte precedente.
 
 
“Occorre appena ricordare che le metropoli sono i veri palcoscenici di questa cultura che eccede e sovrasta ogni elemento personale. Qui, nelle costruzioni e nei luoghi di insegnamento, nei miracoli e nel confort di una tecnica che annulla le distanze, nelle formazioni della vita comunitaria e nelle istituzioni visibili dello Stato, si manifesta una pienezza dello spirito cristallizzato e fattosi impersonale così soverchiante che la personalità non può reggere il confronto. Da una parte la vita le viene resa estremamente facile, poiché le si offrono da ogni parte stimoli, interessi, modi di riempire il tempo e la coscienza, che la prendono quasi in una corrente dove i movimenti autonomi del nuoto non sembrano neppure più necessari. Dall’altra, però, la vita è costituita sempre di più di questi contenuti e rappresentazioni impersonali, che tendono a eliminare le colorazioni e le idiosincrasie più intimamente singolari; così l’elemento più personale, per salvarsi, deve dar prova di una singolarità e di una particolarità estreme: deve esagerare per farsi sentire, anche da se stesso”. (Georg Simmel)
 
I MURI DI QUESTA CITTÀ SONO L'ULTIMA FORMA DI DEMOCRAZIA CHE CI È RIMASTA
 
Sabato 1 luglio il centro sociale Pacì Paciana ospiterà la prima edizione di “Hip Hop Hooligans”, una rassegna dedicata alla cultura Hip Hop e alle diverse discipline di cui essa si compone. Ospiti della serata, oltre a diversi mc’s e dj’s locali, saranno Moddi da Taranto, dj Trix e Kaos One, quest’ultimo voce storica della musica Hip Hop italiana e uno dei primi writer nella storia dell’areosol art “made in Italy”. La giornata comincerà però già dal primo pomeriggio, quando buona parte dei writers cittadini si incontreranno per dare vita ad una convention di aerosol art (meglio nota come graffiti art) nelle vie esterne al centro sociale, nella splendida cornice del quartiere della Grumellina, tra i capannoni industriali, la statale 525 e l’inceneritore maleodorante della società A.S.M.. Chi sono i writers? Cosa è l’areosol art? Spiegare di che si tratta in poche parole non è cosa semplice, ma i muri della città comunicano in modo efficace i segni esteriori di questo fenomeno artistico che, dalle carrozze della metropolitana di New York degli anni ’70, si è ormai diffuso fino agli angoli più remoti del pianeta. Dalla megalopoli statunitense all’anonimo agglomerato metropolitano della pianura padana, oggi i muri della nostra città comunicano attraverso disegni, codici, nomi composti da lettere e numeri. Ad ogni nome corrisponde un individuo e una quotidiana battaglia per affermare la propria esistenza e per dimostrare di “essere”,innanzitutto. Dietro ad ogni sigla si cela un uomo o una donna che, non anonimamente come spesso si è detto, ma con il nome scelto (da sé) per sé, esprime creativamente la propria identità, nella ricerca delle lettere e nello sviluppo di uno stile personale. Una forma espressiva che diventa pratica di resistenza postmoderna, nel contesto di una società massificata che appiattisce e omologa, che cresce i suoi figli da consumatori e che nel consumo fornisce le uniche risposte plastificate ai desideri e alle aspirazioni dei più giovani. I muri della città diventano un mezzo di comunicazione dei tanti anonimi senza voce, sopperendo attraverso l’arte di strada alla voglia talvolta irrefrenabile di gridare. I muri divengono un canale per quelle opinioni “fuori dal coro” che altrimenti rimarrebbero inascoltate, e il mistero del numero 052 fornisce il miglior esempio a questa considerazione. Il 25 aprile del 2005, davanti alla lapide di Ferruccio Dell’Orto, la partigiana gappista Angelica “Cocca” Casile ricordava che “i muri di questa città sono l’ultima forma di democrazia che ci è rimasta”. L’esercizio di diritti imprescindibili quali la partecipazione al dibattito politico del paese e la libertà di espressione, costituisce una pratica democratica irrinunciabile, ancora più necessaria quando l’accesso a questi diritti appare relegato a criteri selettivi ed escludenti. Non si pretende che l’umanità intera digerisca quello che i media apostrofano come “imbrattamento” della verghiana “roba” altrui, o giustificare chi, a prescindere dalle motivazioni, non riconosce la differenza tra una parete di cemento armato e monumenti di interesse storico artistico inestimabile (irripetibili e preziosi per il valore testimoniale che posseggono), ma si intende altresì riportare un po’ di ordine tra causa ed effetto degli eventi. Tutti quei segni tracciati sui muri della città parlano spesso di una realtà molto differente da quella raccontata dai mezzi di comunicazione ufficiali. Parlano di storie di migrazione e diritti negati, della vergogna dei centri di permanenza temporanea, chiedono giustizia per i e le 25 giovani in prigione da marzo per aver preso parte ad una manifestazione antifascista, senza che nulla possa provare le loro responsabilità nei disordini che ad essa hanno fatto seguito. I muri della città diventano l’unico strumento per farsi ascoltare, per esprimere i propri contenuti e il proprio disagio, per gridare quei bi_sogni che il più delle volte rimangono taciuti. La rabbia e la disperazione che accompagnano quei segni sui muri, esprimono gioie, dolori, speranze, un dissenso sociale che non trova spazio nei salotti televisivi della politica pur investendo fasce estese della popolazione. Scontato a questo punto il riferimento alle ormai celebri “mani rosse”. Anche quel simbolo enigmatico in realtà nascondeva dei significati precisi che gli autori hanno rivelato una decina di giorni fa attraverso numerosi striscioni apparsi in diversi luoghi della città e recanti la frase “tana libera tutt*”. Le numerose “mani rosse” comparse in città accompagnavano una richiesta criptata di libertà (ben spiegata da un comunicato apparso il 15 giugno sul sito indymedia), evocata simbolicamente dal richiamo ad uno dei più popolari giochi da cortile: “guardie e ladri”. Il comunicato delle “mani rosse” sposava ironicamente tutte le ipotesi avanzate dai quotidiani locali sul loro significato e annunciava, quale gesto di libertà, una propria presenza sensibile alla manifestazione di Milano del 17 giugno, per chiedere la scarcerazione dei e delle giovani in carcere da più di tre mesi per i disordini dell’11 marzo a Milano. Attribuire la responsabilità di tutte le “mani rosse” ai tre giovani sorpresi a tracciarne alcune in via Madonna della Neve, oltre ad essere assurdo (e per capirlo basta valutare il numero complessivo delle stesse, le diverse fatture e le molteplici occasioni in cui hanno fatto la loro comparsa), ha l’unico scopo di sostenere un teorema repressivo severissimo, volto a trasformare un episodio specifico in una punizione esemplare per tutti e che con la tolleranza e la democrazia a poco a che vedere. Superfluo sottolineare a cosa conducono campagne “law and order” come questa, in termini di arbitrio spropositato accordato ai garanti della sicurezza e restringimento delle libertà individuali: la presenza invasiva della video sorveglianza e la militarizzazione della Polizia Locale sono solo alcuni esempi che forniscono eloquente evidenza di ciò. A Como, l’inverno scorso, un agente della squadra “antigraffiti” della Polizia Locale, durante un banale controllo e senza alcun motivo, riduceva in fin di vita un giovane di 18 anni con un colpo di pistola alla testa. Dalla battaglia civica contro gli imbrattatori allo stato di polizia. L’intenzione riposta dietro l’iniziativa “Hip Hop Hooligans” non è quella di giustificare ogni nome, frase, immagine o numero, che compare sui muri di questa città, tanto meno nascondere le contraddizioni che uno strumento comunicativo come questo si porta appresso. Dietro a quei codici apparentemente indecifrabili si nasconde però una risorsa e una ricchezza preziosa per la nostra città, segnale di una vitalità e un fermento politico culturale che ha in sè la forza propulsiva del cambiamento e che liquidare come “vandalismo” è assolutamente fuorviante. L’appuntamento è perciò per sabato 1 luglio al centro sociale Pacì Paciana, un’occasione impedibile di scambio, conoscenza e confronto. Una sola raccomandazione: abbandonate ogni pregiudizio voi che entrate..
 
“Scritto sul muro col colore, sull’acciaio leggi il codice, difficile, il concetto è senza regole, ma è inutile, se questo tu lo chiami crimine, essere ostile, per te io sarò il peggio criminale..” (Kaos One)
 
c.s.a. Pacì Paciana
 
 
sabato 1 luglio 2006
HIP HOP HOOLIGANS
 
H 15:00 WRITIN’ ACTION with Bergamo All Sprays + Milano guests
sound comment by: Specials C14 Djs + DJ Spiedo + guests…
H 23:00 LIVE SESSION with KAOS ONE, MODDI e DJ TRIX 3menti3mende + il Signor K. & Joe Cagliostro + Vocalamity + guests…
 

@ Centro Sociale Pacì Paciana
Via Grumello 61c, Bergamo. 

 
 
 
Il Bergamo, domenica 2 luglio 2006
SPECIALE “F+”
 
L'idea «Vogliamo incuriosire»
 
Il Pacì Paciana non rivendica le “mani rosse” che sono espressione di «un più ampio antagonismo cittadino». «Hanno fermato tre ragazzi – spiega un esponente del centro sociale – ma è assurdo attribuire a loro tutti i segni apparsi sui muri della città: alla base c'è un'azione spontanea e diffusa». L'intenzione degli antagonisti non è quella di spaventare o preoccupare i cittadini, semmai di stimolare il confronto: «Portiamo avanti un cambiamento culturale, che in tanti a Bergamo condividono. Vogliamo destare nella gente curiosità e interesse: ci siamo riusciti».
 
 
Convention di writers al Pacì Paciana
«Graffiti, segni di vita urbana»
 
«Il dibattito democratico implica una pluralità di punti di vista: anche i muri della città sono uno strumento di comunicazione per chi non ha altro modo di trovare visibilità». Per rivendicare il diritto di usufruire a spazi di espressione, il centro sociale Pacì Paciana ha organizzato ieri Hip Hop Hooligans, una giornata dedicata alla sottocultura, nata in America negli anni '70, che ruota intorno ai graffiti spray e ai suoi interpreti urbani. «L'Areosol Art – dice uno dei suoi portavoce – non è vandalismo: è sintomo di una città viva».
 
 
Pomeriggio creativo
Sogni e colori sul muro
 
Per un pomeriggio i writers bergamaschi hanno potuto dare libero sfogo alla loro creatività. Gli artisti di strada hanno fatto a gara per riempire i muri post industriali di sogni e colori.
 
 
Il messaggio
Il mistero delle Mani Rosse
 
Tana libera tutti: è in un gioco per bambini, guardie e ladri, che si svela il significato della manine rosse comparse a decine sui muri della città per protestare contro gli arresti seguiti alla manifestazione del 11 marzo, organizzata come protesta verso il corteo della Fiamma Tricolore. Lo dicono gli autori stessi, in un comunicato apparso sul sito internet indipendente Indymedia.
 
 
 
L'Eco di Bergamo, domenica 2 luglio 2006
SPRAY SUL MURO, TRE DENUNCIATI
 
Quando la polizia è arrivata li ha sorpresi con le bombolette spray in mano, mentre dipingevano un muro privato. Così tre ragazzi di età compresa tra i 25 e i 23 anni sono finiti nei guai l'altra notte: i tre sono stati infatti denunciati a piede libero per imbrattamento. L'episodio è avvenuto in via Zanica 4, all'altezza del distributore di carburanti «Total»: verso le 3 della notte tra venerdì e ieri un residente del quartiere ha infatti notato i tre ragazzi che con delle bombolette spray stavano colorando il muro che separa l'area del distributore dal condominio adiacente. Immediata la segnalazione al 113 che nel giro di pochi minuti ha inviato sul posto gli agenti della Squadra Volante della Questura. Gli uomini della polizia sono quindi riusciti a bloccare e ad identificare i tre «graffitari»: si tratta di due ragazzi – di 25 e 24 anni – e di una ragazza di 23. I tre sono stati condotti in Questura per accertamenti e denunciati in stato di libertà per il reato di imbrattamento. Le bombolette spray in possesso dei giovani sono state invece sequestrate. L'intervento portato a termine l'altra notte dalla Questura in via Zanica va ad aggiungersi a quelli messi in campo nelle scorse settimane per scoraggiare gli imbrattamenti dei muri della città: ai primi di giugno, per esempio, la polizia era riuscita ad individuare e denunciare tre giovani, vicini all'area anarchica, ritenuti gli autori delle misteriose «mani rosse» che hanno imbrattato il centro della città fino ai quartieri più periferici e che da maggio scorso avevano fatto la loro comparsa su pareti di edifici, pubblici e privati, e addirittura cartelli stradali. La polizia li aveva sorpresi il 6 giugno scorso mentre imbrattavano un muro in via Madonna della Neve: nella Fiat Seicento che utilizzavano per spostarsi – intestata alla madre di uno dei tre – gli agenti avevano trovato uno stampo usato per le «manine» e alcune macchie di vernice. I tre avevano persino una telecamera con cui si filmavano durante la loro performance e che ha aiutato gli inquirenti nelle indagini. Anche loro, come i tre giovani individuati l'altra notte, erano stati denunciati a piede libero per il reato di imbrattamento.
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