Against their war, against their peace..

Il 4 novembre si celebra la vittoria italiana nella I guerra mondiale, una enorme tragedia a cui avrebbero fatto seguito gli eventi più drammatici del XX secolo. Da quel massacro sgorgherà il fiume nero che aprirà la strada al fascismo, il quale ricorrerà alla retorica vittoriosa di quel conflitto per sostenere le proprie bellicose ambizioni. Oggi, celebrare questa "vittoria" è tanto più odioso considerato l'impegno dell'esercito italiano nello scenario di guerra mediorientale. Quest'anno, a Bergamo, contemporaneamente alla parata militare, la città sarà attraversata dalla Parata dei Disertori, un no alla guerra chiaro e inequivocabile.

 
Di seguito il comunicato congiunto del Collettivo Studenti Autonomi “Z” e di Antifa Bergamo e il programma delle celebrazioni ufficiali del Comune di Bergamo.
 
 
Come ogni anno il 4 novembre si celebrerà la “vittoria” italiana nella I Guerra Mondiale. Quel terribile conflitto, la cui “pace vendicativa” porrà le basi per la II Guerra Mondiale, insanguinò l’Europa per 4 lunghi anni, rovesciando sulle popolazioni incolpevoli il carico di morte e distruzione che la guerra porta sempre con sé.
 
Non capiamo cosa ci sia da celebrare nel ricordo di questo massacro. Per noi una guerra è sempre ugualmente intollerabile, anche quando è vittoriosa; per ogni esercito che vince, ce n’è uno che perde e tra i due ci sono sempre popoli inermi a pagare le tragiche scelte dei potenti della Terra.
 
Non capiamo cosa ci sia da celebrare oggi, mentre l’esercito italiano, fedele alle scelte di Stati Uniti e parte d’Europa, è coinvolto in un conflitto che si protrae ormai da anni, presentato come una santa missione in difesa dell’Occidente ma, nei fatti, più simile ad una guerra di conquista. Una guerra fortemente voluta dalla destra italiana e sostenuta, per quanto riguarda l’Afghanistan, anche con i voti di alcuni settori della coalizione di centro sinistra (già responsabile, durante il Governo D’Alema, dei bombardamenti sulla Serbia e il Kosovo). Appena insediato, il nuovo governo ha rifinanziato la missione militare nel paese dei Taleban, promettendo comunque di non aumentare il contributo italiano in quella regione, ma, nei fatti, inviando nuove truppe speciali dell’esercito e (secondo quanto rivelato da esponenti dello stesso governo afghano e contravvenendo a quanto affermato in Parlamento) partecipando con le truppe statunitensi ad alcune operazioni di guerra in zone diverse da quelle di competenza italiana. Per quanto riguarda la missione in Iraq, anch’essa rifinanziata lo scorso giugno, il governo ha già annunciato il ritiro delle truppe nel rispetto degli impegni elettorali, ma (sorpresa!) non prima di aprile 2007, cioè nei tempi previsti da Silvio Berlusconi. Viene da chiedersi se il no alla guerra di Prodi & Co. non sia stata solo un’iniziativa elettorale che, servita al suo scopo, viene ora piegata alle necessità di un governo che non ha il coraggio di cambiare radicalmente la politica estera del paese.
 
L’impegno militare italiano in Medio Oriente, anziché ridursi, con il nuovo governo è, in realtà, aumentato: oggi le truppe italiane sono impegnate nella missione ONU nel sud del Libano con un ruolo preminente. L’attacco militare di Israele si giustifica con la necessità di questo paese di assicurarsi una zona di sicurezza (il Libano) tra esso e Siria e Iran, quest’ultimo paese ricco di petrolio e minacciato dagli Stati Uniti come prossimo obiettivo della politica di “conquista” a stelle e strisce. Alla luce di ciò, viene da chiedersi chi benefici dell’interposizione dell’ONU e quale sia il suo significato: come mai tanta premura di fronte a una sconfitta militare di Israele e un così evidente disinteresse per le vessazioni a cui è sottoposto il popolo palestinese?
 
Come ogni anno, anche a Bergamo avrà luogo la solita parata militare, presentata come una festa dell’orgoglio italiano per i propri successi bellici, dove si festeggia la vittoria in un altro massacro, senza riflettere che l’Italia insanguina ancora oggi il mondo con i suoi fucili. Dove sono oggi i movimenti del no alla guerra “senza se e senza ma” di fronte all’inasprirsi del conflitto mediorientale e al maggiore coinvolgimento dell’esercito italiano?
 
La polizia globale usa la mano pesante: occupa militarmente il medioriente, distrugge, uccide, ricorrendo oltre che alle cosiddette armi “convenzionali” ad alcuni strumenti sconvolgenti, utilizzati in barba ad ogni codice internazionale: il fosforo bianco, gettato dai cacciabombardieri sulla popolazione civile di Falluja, in Iraq, ha dimostrato la propria efficacia; lo rivelano le immagini orrende di uomini, donne e bambini letteralmente bruciati vivi dalla sostanza chimica. Si tratta di una circostanza purtroppo ormai non più sorprendente: la guerra moderna ricorre alle stragi di civili per fiaccare la resistenza del nemico, trasformando i popoli in un macabro strumento di pressione militare.
 
Questa missione di libertà “duratura” ha inoltre un nuovo scopo, quello di esportare e imporre in altri Paesi un modello di democrazia utile per creare Stati assoggettati al nuovo ordine mondiale. Non si può definire “di pace” una missione che impone con la forza il modello di società capitalista, che produce disuguaglianza sociale, precarietà, razzismo e profitto raggiunto con lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Stranamente queste missioni di “democraticizzazione” sono fatte in territori ricchi di materie indispensabili al mantenimento della nostra economia e della “pace” dei nostri Stati: petrolio e gas naturale.
 
Crediamo quindi che la guerra dei paesi “democratici” del primo mondo sia strettamente legata alla sua teoria di pace, che comprende anche l’esaltazione delle proprie vittorie militari, presenti e passate. La pace del civile Occidente è l’imposizione del suo modello politico-economico, la pace dei padroni della terra assicura al 10% della popolazione mondiale il 90% delle risorse, mentre agli altri lascia le briciole del suo scarto; questa pace si basa su guerra e sopraffazione, inquina il pianeta e affama i popoli. Per queste ragioni abbiamo deciso di scendere in piazza come studenti, organizzando la nostra PARATA DEI DISERTORI per mostrare il nostro dissenso sia contro questo tipo di guerra che contro questo tipo di pace, che non corrisponde minimamente a quella fondata sul rispetto e l’uguaglianza tra gli uomini e le donne.
 
Per il ritiro immediato delle truppe italiane da ogni conflitto.
Contro la loro guerra. Contro la loro pace armata.
No war for oil!
 
MANIFESTAZIONE STUDENTESCA
Sabato 4 Novembre, concentramento ore 9:00 Stazione FF. SS., piazza Marconi, Bergamo
 
Colletivo Studenti Autonomi "Zeta"
Antifa Bergamo
 
 
 
www.bergamo.comune.it, lunedì 30 ottobre 2006
LE MANIFESTAZIONI DELL'1 E 4 NOVEMBRE
 
Come è tradizione l’Amministrazione comunale celebra le giornate dell’1 novembre, festa di Tutti i Santi, e del 4 novembre, Festa delle Forze Armate, con un programma di manifestazioni. Quest’anno inoltre si coglie l’occasione della ricorrenza del 4 novembre per effettuare lo scoprimento del cippo dedicato ai Martiri delle Foibe della città. “Le Istituzioni – spiega il Sindaco Roberto Bruni – sono chiamate, in un momento di preoccupante diffusione di nuove forme di intolleranza, a riannodare i fili della memoria per condividere e costruire tra nuove e vecchie generazioni un senso profondo della storia, che non va né archiviata né strumentalizzata. Su nessuna di queste vicende deve cadere il silenzio. Il dolore delle vittime è dolore di tutti noi”. Quindi domenica 5 novembre nel pomeriggio, dalle ore 14 alle ore 18, Palazzo Frizzoni rimarrà aperto per dare la possibilità ai cittadini di visitarlo; Come è consuetudine, nell’arco del pomeriggio, alle ore 15 e alle ore 16.30, la Presidenza del Consiglio Comunale organizza due visite guidate al Palazzo che saranno curate da Marco Brembilla, Presidente del Consiglio Comunale, e dal professor Gianni Carullo. In allegato, il testo redatto del Sindaco Roberto Bruni in occasione delle manifestazioni dell’1 e 4 novembre che appare sul manifesto celebrativo e il dettaglio del programma. “Cittadini e cittadine, il 4 novembre ricorre la Festa dell’Unità d’Italia, delle Forze Armate, del Combattente e del Decorato. E’ il giorno in cui siamo chiamati al commosso ricordo di tutti coloro che in armi hanno lottato, sofferto, perso la vita per l’unità e la libertà del nostro Paese. Il nostro paese da 60 anni vive nella pace. Ma in tutto il mondo i focolai della guerra divampano ancora. E solo da pochi anni si sono spente le tragiche tensioni nei Balcani, a pochi chilometri dai nostri confini. I nostri soldati partono ancora, in armi, rischiando la vita, per garantire la pace in situazioni di estrema difficoltà. L’Italia rimane fedele così al dettato costituzionale che le impedisce l’uso delle armi per la soluzione delle controversie internazionali, ma non si sottrae all’obbligo morale e politico di difendere ove possibile gli equilibri di pace. Il sacrificio di tante vite è servito e serve a conquistare la libertà e la democrazia per tutti: la memoria dei nostri caduti ci sia monito per far radicare e crescere libertà e democrazia nella pace e nella giustizia, in Italia e nel mondo”.
 
1 NOVEMBRE (Mercoledì – Tutti i Santi)
Ore 15 – Cimitero Civico: Santa Messa di suffragio per i defunti nella Chiesa di Ognissanti.
Ore 16 – Partenza del corteo. Benedizione e deposizione corona d’alloro al campo dei veterani e reduci delle Patrie Battaglie.
Ore 16.15 – Mausoleo Ossario del Cimitero Civico per gli onori ai caduti in guerra con benedizione delle tombe e posa delle corone d’alloro.
 
4 NOVEMBRE (Sabato – Festa Forze Armate)
Ore 9 – Rocca: cerimonia di scoprimento del cippo commemorativo dedicato ai Martiri delle Foibe.
Ore 9.30 – Rocca: posa corone d’alloro.
Ore 10.15 – Piazza Matteotti: posa corone dall’alloro all’interno di Palazzo Frizzoni e al monumento ai Fratelli Calvi.
Ore 10.30 – Piazza Vittorio Veneto: concentramento e schieramento dei reparti in armi, afflusso delle autorità e delle rappresentanze civili e militari.
Ore 10.45 – Alza Bandiera. Inizio cerimonia: onori ai Labari delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, ai Gonfaloni del Comune e della Provincia. Deposizione corone d’alloro alla Torre dei Caduti da parte del Sindaco, del Prefetto, del Presidente della Provincia, della Regione Lombardia e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma. Lettura del messaggio del Presidente della Repubblica. Saluto del Sindaco. Saluto del Comandante 3° Reggimento AVES “Aquila”. Onori Finali.
Ore 17 – Ammaina Bandiera.
This entry was posted in Manifestazioni. Bookmark the permalink.