Antifascismo è attualità

Lunedì 24 aprile la Questura di Bergamo contatta i promotori della Scorribanda Antifascista minacciando prescrizioni qualora la manifestazione non venisse posticipata o modificata nel percorso. Le pressioni della Questura farebbero seguito a loro volta a “sinistre pressioni politiche” nei confronti del Prefetto; evidentemente, dopo la polemica dei giorni precedenti sulle pagine de Il Nuovo Giornale di Bergamo, i promotori della manifestazione istituzionale non intendono tollerare voci fuori dal coro o smagliature durante la ricorrenza, di cui pretendono di essere unici legittimi titolari. Nonostante l'arrogante sortita, la Scorribanda Antifascista attraversa il centro cittadino nei modi e tempi previsti, incrociando la manifestazione istituzionale e comunicando positivamente con essa mediante la “somministrazione” di un ironico test attitudinale.
 
 

 
Di seguito il testo del volantino distribuito durante la Scorribanda Antifascista e la rassegna stampa del giorno seguente.
 
Grandi novità quest'anno a Bergamo in occasione del 25 aprile: siamo sempre stati abituati al corteo istituzionale, importante per tutto ciò che riguarda la memoria storica di un paese e il fondamento dei suoi rapporti sociali, la costituzione; riteniamo però che ci sia altro da dire e in altre forme all'interno del momento simbolico di questa festa, crediamo che sia importante offrire chiavi di lettura altre, proposte interpretative diverse, forme di comunicazione nuove.
Quest'anno a Bergamo, da piazzetta Santo Spirito, si darà vita a una "scorribanda antifascista", non un corteo, ma una presenza cre-attiva di uomini e donne che attraversando luoghi particolarmente simbolici della nostra città, andranno a ribadire in quali ambiti e contesti la parola antifascismo può avere oggi un senso storicamente collocabile: le lotte al fianco dei fratelli e delle sorelle migranti, anello debole della catena produttiva post-moderna, tanto nella patinata vetrina bergamasca (via XX settembre), quanto nei quartieri ghetto in cui sono rinchiusi e monitorati (via Quarenghi); le campagne per la liberazione dei fratelli e delle sorelle arrestati l'11 marzo scorso a Milano e ancora, a distanza di quasi due mesi, assurdamente incarcerati perché "nemici" di quel quieto vivere bi-partisan tanto caro a sceriffi leghisti e giustizialisti democratici; la richiesta di ritiro immediato delle truppe italiane impegnate nei vari teatri della guerra permanente neoliberista, perché sono queste operazioni di polizia globale che determinano l'innescarsi delle spirali dell'odio e della violenza. Ma le novità non sono finite qui, ahimè: a qualcuno tutto questo pare non andare bene; a qualcuno, il fatto che possano esistere connotazioni diverse di una festa che dovrebbe celebrare, e non commemorare, unire, e non dividere, dà fastidio; forse per una presunta "paternità" della ricorrenza, forse per una volontà di completa "gestione simbolica" della piazza, forse per paura dei soliti "cattivi&violenti", forse per qualche altra ragione che a noi sfugge. Ma il fatto rimane. Rimane che, tramite pressioni sulla questura,"qualcuno" ha impedito di fatto un contatto fra le due iniziative, un contatto che, ci teniamo a sottolineare, nelle nostre letture era assolutamente inteso come positivo, di scambio e rivendicazione di pratiche nuove; rimane che, senza nulla voler togliere a chi per la libertà combatté per davvero, è impensabile a Bergamo proporre novità e cambiamento, anche nel rispetto, e anzi, nella riaffermazione di quella memoria storica che da anni sta subendo attacchi da ogni parte. Assistiamo a riappacificazioni storiche con eroi gassatori di popolazioni civili inermi e con repubblichini che, se pur "animati da sacro fuoco", nella pratica si distinsero per eroici gesti di torture e sevizie. Ci chiediamo allora in che modo questo "qualcuno" ha in mente di costruire socialità e relazioni alternative, con quali forme intende dare vita al quel "mondo diverso possibile" con cui tanto ci si riempie la bocca.
 
 
 
Il Nuovo Giornale di Bergamo, mercoledì 26 aprile 2006
I centri sociali. Duecento ragazzi hanno sfilato da piazza S. Spirito a via XX
«L’ANTIFASCISMO È ATTUALITÀ»
 
BERGAMO – «C’è un modo diverso di essere antifascisti». Questa l’idea di fondo del corteo o, meglio, della «scorribanda antifascista» che ha avuto luogo ieri mattina dalla piazzetta Santo Spirito fino a via XX Settembre. I partecipanti – secondo le forze dell’ordine, centocinquanta o duecento in tutto – provenienti dalle file dei centri sociali, hanno voluto celebrare il 25 aprile con una manifestazione a parte, per offrire «altre chiavi di lettura, proposte interpretative diverse, forme di comunicazione nuove» rispetto al corteo istituzionale. I partecipanti hanno percorso via Tasso con un furgone e si sono fermati di fronte alla Prefettura, a cui con un megafono è stata chiesta «la liberazione dei fratelli e delle sorelle arrestati l’11 marzo scorso a Milano». Il corteo è proseguito tranquillamente, salvo qualche petardo e qualche fumogeno, fino a Palazzo Frizzoni dove i manifestanti si sono fermati per protestare contro le autorità che non volevano che la manifestazione fosse effettuata, chiedendo «la chiusura dei centri di permanenza temporanei e il ritiro non graduale, ma immediato delle truppe» e ribadendo che «l’antifascismo è attualità, non è ricorrenza». I manifestanti hanno poi percorso tutta via XX Settembre, dove molti commercianti hanno preferito per precauzione abbassare le saracinesche. Ma il corteo è proseguito in modo pacifico: niente scritte né atti vandalici, solo qualche manifesto incollato ai muri e qualche adesivo attaccato qua e là, qualche petardo e alcuni fumogeni. A causa del maltempo i partecipanti si sono fermati in Piazza Pontida, senza proseguire, come da programma, lungo via Quarenghi. La manifestazione si è conclusa intorno alle 13.
 
 
 
L'Eco di Bergamo, mercoledì 26 aprile 2006
IL 25 APRILE ALTERNATIVO CONTRO PALAFRIZZONI
 
I giovani del Pacì Paciana e di Rifondazione Comunista hanno scelto di manifestare in modo indipendente, celebrando con due cortei separati il 25 aprile. Una scelta dettata dalla volontà di chiamarsi fuori dal coro della commemorazione istituzionale per dire la loro, urlando il loro modo di intendere e incarnare lo spirito antifascista. A fianco dei ragazzi, in prima fila, c'era anche una militante storica, la "Cocca" Casile, una signora che è orgogliosa di conservare ancora il nome di battaglia. Partigiana convinta, conbattente a soli 19 anni, la Cocca lottò per liberare la città dall'oppressione nazifascista, imbracciando il fucile militando tra le file del gruppo intitolato a Feruccio Dell'Orto. "Per finanziare le nostre operazioni -ricorda con una certa emozione la Cocca- rapinammo persino una banca. Volevamo riprenderci a tutti i costi la libertà negataci dagli oppressori, boicottando il nemico, disarmandolo con ogni mezzo". I ragazzi del Pacì Paciana hanno manifestato davanti a Palafrizzoni, polemizzando con le presunte pressioni che il Sindaco Roberto Bruni avrebbe effettuato nei confronti della Questura per limitare manifestazioni alternative a quelle ufficiali. "Noi vogliamo dire la nostra contro la guerra di Bush, un abominio per cui pretendiamo il ritiro immediato delle truppe italiane. Un no anche ai CPT, centri di permanenza temporanea, che sono un segno di inciviltà intollerabile. E poi chiediamo la scarcerazione immediata degli antifascisti". Questo in sintesi il Pacì Paciana pensiero. Toni decisamente più pacati invece quelli usati dai giovani di Rifondazione, che hanno festeggiato la libertà regalataci il 25 aprile manifestando con le bandiere rosse, senza associarsi alla protesta anti Bruni.
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