Solidarietà diretta

Il Comune di Bergamo ha fissato la multa di 3333 euro per chiunque venga sorpreso ad acquistare materiale contraffatto dai venditori ambulanti africani di via XX Settembre. Dalla fine del mese di settembre 2005, in modo spontaneo, diverse individualità cominciano a darsi appuntamento ogni sabato pomeriggio nel cuore della città vetrina, per distribuire materiale informativo sulle deportazioni di migranti e portare la propria solidarietà attiva ai venditori ambulanti africani, di fronte alle continue retate della Polizia Locale.

 
Di seguito il testo del flyer distribuito ogni sabato.
 
**Nessuno intralci la macchina del consumo**
 
3333!!! E' questa la cifra che potresti dover sborsare per aver comprato un paio di occhiali da sole finto griffati, perchè da alcune settimane gli agenti della Polizia Locale pattugliano le vie del centro di Bergamo nell'intento di pizzicare gli acquirenti dei venditori ambulanti africani e quindi presentare loro il conto. E che conto! Per molti che già faticano ad arrivare a fine mese questa multa diventa una stangata insostenibile. D'altronde, al di sopra di tutto e tutti, la priorità è quella di difendere il profitto: quello dell'industria discografica, quello delle grandi marche, o quello dei bottegai delle eleganti boutique del centro, trasformato in un supermercato a cielo aperto dove nulla deve interferire con il funzionamento della macchina del consumo. Così ordine e sicurezza diventano un paravento mediatico per calpestare le libertà individuali, attraverso la militarizzazione degli spazi della nostra quotidianità. Il vecchio vigile urbano si è trasformato in un poliziotto in piena regola, con pistola d'ordinanza, manganello e nulla da invidiare ai cugini della Questura. E dove non arriva l'occhio di nuove zelanti guardie, ci pensa l'occhio elettronico del sistema di video sorveglianza comunale, gestito proprio dalla Polizia Locale insieme alle guardie giurate del gruppo Fidelitas. Hai mai provato a contare quante polizie private esistono a Bergamo? Il loro numero spropositato non deve sorprendere: in una società che pone le proprie basi su contraddizioni ogni giorno più evidenti, la ricchezza necessità di essere difesa, e di essere difesa a mano armata.
 
Rastrellamenti, CPT, deportazioni e altre suggestioni dal democratico occidente.
 
Il migrante diventa il nemico numero uno. Il migrante è percepito come un'insidia per il nostro benessere, pochi però si ricordano che il nostro falso benessere è costruito sullo sfruttamento di uomini, donne e di terre depredate ferocemente in nome del profitto. In questo clima di intimidazione, nell'indifferenza dei più, i migranti vengono braccati e, se sprovvisti del permesso di soggiorno, vengono rastrellati e imprigionati nei centri di permanenza temporanea (CPT); in queste prigioni (perchè di prigioni si tratta), in attesa di essere espulsi, vengono sottoposti ad ogni tipo di privazione, sopruso e brutalità, costretti a vivere in condizioni spaventose. I migranti africani vengono successivamente deportati in Libia e trasportati nel deserto, dove il Governo italiano semi segretamente ha finanziato la costruzione di tre CPT. Una volta giunti in questi campi, dove si vive in condizioni agghiaccianti, i migranti attendono di essere rimandati nei loro paesi d'origine. Uno scenario disgustoso che richiama alla memoria le deportazioni attuate dal regime fascista.
 
Il migrante diventa il nemico numero uno.
 
Ogni giorno a Bergamo ha luogo lo spettacolo impietoso della caccia al migrante. Via Quarenghi, ormai punto di incontro consolidato per diverse comunità africane e snodo principale del commercio etnico locale, viene presentata dai media cittadini come un pericoloso ricettacolo di criminalità, e per questo fatta oggetto di frequenti retate poliziesche. Il sabato pomeriggio via XX Settembre diventa teatro di inseguimenti e parapiglia: gli agenti della Polizia Locale devono impedire con ogni mezzo il mercato informale dei venditori ambulanti e tutelare così gli interessi delle boutique della città vetrina. Il profitto celato dietro ad ogni marchio famoso, o nel monopolio del mercato discografico, è molto più importante dell'esistenza di un giovane che si arrangia per sopravvivere vendendo borse finto griffate e CD masterizzati, e questo è un dato. Sappiamo cosa lo attende: il carcere, la permanenza in un Cpt, la deportazione nel deserto libico, finchè di lui non sapremo più nulla. Di tutto questo gli agenti della Polizia Locale sono consapevoli e corresponsabili, e anche questo è un dato. E' questa la politica securitaria dell'assessore Misiani e della Giunta di Roberto Bruni? Per noi una città pulita significa una città pulita dalle logiche di sfruttamento di pochi privilegiati, libera dalle speculazioni degli sciacalli del mercato immobiliare, senza telecamere e guardie armate ad ogni angolo. La nostra sicurezza è la sicurezza di vivere dignitosamente, tutti e indistintamente, nulla a che vedere con la vostra, fatta di manganelli, cani da guardia e deportazioni.
 
Pratica la solidarietà diretta! Interponiti!
  
Degli articoli qui sotto, il primo è tratto dal sito web di Adnkronos, che da notizie del provvedimento amministrativo assunto dall'Amministrazione comunale di centro sinistra del Sindaco Roberto Bruni per reprimere il commercio informale dei venditori ambulanti  senegalesidi via XX Settembre e punire i loro potenziali acquirenti. Il provvedimento è stato accompagnato da una campagna comunicativa che motiva pretestuosamente l'attività repressiva della Polizia Locale (volta piuttosto a tutelare le lussuose boutique del centro cittadino) con la volontà dell'Amministrazione di combattere lo sfruttamento del lavoro che si nasconderebbe dietro alla merce contraffatta; gli altri due articoli sono invece di Enea Guarinoni, corrispondente bergamasco di Radio Popolare e della rivista settimanale Diario. Nel primo di essi si denunciano gli episodi di violenza collegati all'attività di repressione condotta dalla Polizia Locale contro i venditori ambulanti di via XX Settembre, già durante la precedente Giunta comunale di destra (attività voluta con forza da Lega Nord – Padania, avvallata dal centro sinistra con l'astensione sull'ordine del giorno ad essa relativo e proseguita in continuità sostanziale dall'Amministrazione del Sindaco Bruni). In tempi "non sospetti" (cioè prima dell'entrata in vigore della legge razzista Bossi – Fini), Guarinoni denuncia la pratica incivile dei rastrellamenti di migranti condotta dalle forze dell'ordine sul territorio della provincia di Bergamo. Gli articoli descrivono efficaciemente il clima di intolleranza diffusa alimentato dalle destre (e sostenuto dai media locali) in cui queste campagne "securitarie" e repressive possono innestarsi con successo.    
 
Adnkronos, sabato 17 settembre 2005
BERGAMO: COMPRA FINTA BORSA GUCCI, MULTA DA 3.333 EURO PER STUDENTESSA

 
Ha comprato una borsa contraffatta di Gucci ed e' stata ''multata'' dai vigili urbani:
verbale da 3.333 euro per una studentessa della Val Seriana che con
quei soldi di borse ne avrebbe potute comprare tre. La notizia viene
riportata sul sito on line del quotidiano ''L'Eco di Bergamo''. E'
tutto successo questa mattina in via XX Settembre. Gli agenti della
Polizia locale, quattro in abiti borghesi e tre in divisa, stavano
sorvegliando la zona. La studentessa, 23 anni, si e' avvicinata a un
extracomunitario e dopo alcuni minuti di contrattazione ha acquistato
una borsa al prezzo di 30 euro.
La ragazza e' stata fermata da un vigile in borghese che le ha
spiegato l'illegalita' dell'acquisto, le ha sequestrato la borsa e le
ha presentato il verbale a quattro cifre. Anche il venditore e' stato
bloccato, anche per lui multa da 3.333 euro con il sequestro di tutta
la merce posseduta. In Questura lo straniero, irregolare, e'
denunciato in base alla legge Bossi-Fini.
 
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Diario, giovedì 8 agosto 2002
DATE FIGLI ALLA PATRIA. LA BERGAMO DELLE CAMICIE VERDI
 
ESTERNO NOTTE. Gennaio 2002, buio, strada di campagna; le auto procedono piano sullo sterrato pieno di buche, i lampeggianti sono spenti. Raggiunta l'aia della grande cascina gli uomini in divisa scendono dai mezzi, sono una ventina in tutto. Ora i fari illuminano con fasci bianchi l'edificio, le luci blu lampeggiano. Colpi alle porte, violenti: "Carabinieri". Dentro, una trentina di persone che dormono ammassate nelle stanze si svegliano di soprassalto; si aprono le porte, gli uomini in divisa entrano, controllano i documenti, frugano ovunque. "Documenti e permesso di soggiorno". Nella notte la scena si ripete nei centri storici e nelle cascine della bassa bergamasca, alla fine 200 immigrati saranno buttati giù dal letto, controllati, perquisiti. 58 di loro non hanno documenti regolari, alcuni sono senza permesso di soggiorno, altri ce l'hanno, ma è scaduto. Due giorni dopo, i giornali raccontano un' "importante operazione congiunta di controllo del territorio".
 
Esterno giorno. Gennaio 2002, via XX Settembre, la vetrina della città di Bergamo. Abdul, Mohamed e gli altri immigrati senegalesi come ogni pomeriggio stanno piazzando la loro merce sopra i teli bianchi, sul marciapiede. È sabato e si prospettano buoni affari. Vendono borse, portafogli, zainetti di pelle. E poi in questo periodo vanno molto i borsellini per metterci gli euro. Quando va bene, il sabato si possono incassare anche trecentomila lire, che, sottratto il costo della merce, consentono di tirare a casa un po' di soldi. Nell'isola pedonale passa tanta gente, guarda le vetrine dei negozi di lusso, sbircia la merce dei venditori ambulanti senegalesi, qualcuno si ferma e compra. Il ragazzo che fa il palo all'imbocco della via avvisa con il cellulare: "Ne arrivano due". Sono i vigili, e sono solo due, non vale la pena raccattare tutto e scappare.
 
Ma quei due, quando arrivano davanti alla merce esposta sul marciapiede, piantano una grana seria, vogliono sequestrare tutto. Abdul, Mohamed e gli altri si oppongono, cercano di raccattare tutto e di andarsene. Non fanno in tempo, sul gruppo di ambulanti piombano altri vigili, e anche un paio di volanti della polizia. I vigili cominciano a picchiare con i lunghi manganelli bianchi. Quattro ragazzi rimangono in terra, i vigili li prendono a calci, in faccia, nei fianchi, e li bastonano dove capita. Non smettono e non ascoltano i passanti che assistono alla scena: "Basta, adesso basta, smettetela". In quattro finiscono al comando della polizia municipale, due sono feriti, uno ha la testa rotta. Finiranno in carcere con l'accusa di resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Il giorno dopo la notizia esce sulla stampa locale: "Vigili aggrediti da un gruppo di ambulanti senegalesi. Tre agenti portati al pronto soccorso. Tre giorni di prognosi".
 
Interno notte. Aula del consiglio comunale, Palazzo Frizzoni, a Bergamo. Daniele Belotti, della Lega nord, presenta un ordine del giorno urgente, il presidente del consiglio decide di discuterlo subito. La Lega vuole intensificare la lotta ai venditori abusivi, "piaga della nostra città". Esprime "solidarietà ai vigili aggrediti", chiede di dotare la polizia municipale di spray urticante antiagressione, "quello al peperoncino, che non fa troppi danni". Si apre il dibattito, la maggioranza di destra è compatta e d'accordo con la Lega. Rifondazione comunista si oppone decisamente. Il centrosinistra tentenna, fa dei distinguo, esprime solidarietà agli agenti picchiatori. Si vota: a favore Lega e destra, contraria Rifondazione. Ds, Verdi e Margherita si astengono.
 
Esterno giorno, piazza Luciano Manara, Treviglio. Davanti alla chiesa, in parte al municipio, c'è una grande bacheca, di quelle doppie a cavalletto, piazzata in modo che la gente la vede per forza, altrimenti ci va a sbattere C'è un manifesto di 70 per 100 centimetri. Il primo piano di una bambina bionda, bellissima. Ha i capelli quasi bianchi e gli occhi socchiusi, fa le bolle di sapone. Sullo sfondo un paesaggio bucolico, prati e fiori. E una scritta: "Sì ai bambini della Padania". È un manifesto ufficiale della Lega Nord; è un manifesto che inneggia alla purezza della razza. Sta lì, la gente lo guarda e tira dritto. Allora mi piazzo davanti e la fermo, la gente. "Signora, cosa ne pensa di questo manifesto?"."Non penso niente". "Lo guardi bene, cosa le viene in mente?". "Niente, non mi viene in mente niente". "Mi scusi, ha visto questo manifesto?". "È una bella bambina, hanno ragione, dobbiamo fare più figli". Fermo una signora distinta, sulla sessantina. " Signora, osservi bene questo manifesto e mi dica qualcosa…". Lei lo guarda a lungo, lo osserva davvero. " Ha dei colori bellissimi". Chissà cosa penserà del contro-manifesto di Cgil, Cisl, Uil, del Forum sociale della bassa bergamasca, della Caritas, ecc., che dice "Benvenuti" in tutte le lingue possibili, arabo compreso?
 
A Bergamo e nella sua provincia la legge Bossi-Fini è già in vigore. Gli amministratori leghisti e della destra non hanno aspettato la sua promulgazione ufficiale. Da mesi, un paio di volte alla settimana, polizia, carabinieri e polizia municipale compiono rastrellamenti nei paesi della bassa bergamasca. Controllano centinaia di persone, molte le cacciano via. I sindaci leghisti di Caravaggio e Palazzago hanno deliberato contributi finanziari per ogni nuovo bambino nato. Trecento mila lire, che verranno consegnate solo ai genitori con residenza nei paesi e cittadinanza "europea". Insomma, niente soldi ai negri.
 
L'offensiva razzista della Lega è incontrastata, e si svolge nell'indifferenza della maggior parte della popolazione. A poco è valsa la scelta del cattolicissimo L'Eco di Bergamo di pubblicare in prima pagina la foto del manifesto con la bambina ariana, pardon padana. Le numerose lettere pubblicate sull'argomento nei giorni seguenti hanno evidenziato un parziale consenso all'iniziativa leghista. Il Bergamo social Forum e il Forum sociale della Bassa hanno cercato di scuotere le coscienze, ma è dura. È difficile sradicare il razzismo e la diffidenza.
 
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Il manifesto, sabato 25 Maggio 2002
FOTO IN BIANCO E NERO
 
L'Eco di Bergamo sabato scorso ha pubblicato una fotografia davvero in bianco e nero. In primo piano una decina di borse posate a terra, dietro cinque persone. Tre sono di pelle bianca e stanno acquistando una borsa, due sono di pelle nera e stanno cercando di venderla. La foto è scattata in via XX Settembre, il salotto buono della città, un'isola pedonale dove sono concentrati un centinaio di negozi, per lo più grandi firme e marche famose. Da alcuni mesi i commercianti e l'amministrazione di destra guidata dal sindaco plurindagato Cesare Veneziani si sono alleati in una lotta senza quartiere contro gli ambulanti senegalesi, rei di vendere borse, pelletteria, occhiali taroccati. La giunta ha trasformato la polizia municipale in un piccolo esercito, armato di pistola, manganello retrattile e spray urticante. Le retate sono ormai quotidiane, una è finita con gli ambulanti picchiati selvaggiamente e arrestati. Insomma, da tempo c'è un atteggiamento aggressivo e razzista verso i venditori senegalesi. L'atteggiamento ha evidentemente contagiato il quotidiano della Curia bergamasca (60 mila copie, 240 mila lettori): nella foto ha oscurato i volti dei tre «bianchi» (rispetto della privacy?), mentre i due «negri» sono identificabili. Perché? L'ho chiesto per iscritto al direttore de L'Eco di Bergamo, Ettore Ongis, invitandolo a spiegare sulle pagine del suo giornale il motivo del trattamento differenziato. Non ha risposto. Perché?
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