Agguato nazista a Seriate

La sera di domenica 22 maggio 2005 un skinhead antifascista viene accoltellato in via Dante a Seriate da un gruppo di boneheads. Questa volta il giovane ferito rischia di lasciarci seriamente le penne e la premeditazione dell'attacco non sfugge nemmeno ai quotidiani. Su L'Eco di Bergamo appare però una breve intervista in cui il Questore nega l'evidenza dei fatti, escludendo di trovarsi di fronte a un'escalation di violenza politica e affermando di non disporre di riscontri oggettivi che permettano di collegare i vari episodi. Anche più esplicito il Comandante provinciale dei Carabinieri: «Su quali basi possiamo affermare che si tratta di aggressioni di matrice politica, e non, per esempio, fatti privati, o comunque circoscritti?»

 
Di seguito il comunicato del Collettivo Autonomo Antifascista Seriate e la rassegna stampa de L'Eco di Bergamo.
 
Domenica 22 maggio 2005 attorno alle 22 un gruppo composto da tre giovani appartenenti all’area neofascista ha aggredito e ferito con un’arma da taglio un ragazzo di Seriate. La premeditata aggressione è iniziata quando le persone, tra cui il ferito, presenti fuori da un bar del centro paese si sono accorte della presenza dei tre neofascisti nelle vicinanze; consci delle violente pratiche di questi soggetti e chiare le loro reali intenzioni, le poche persone rimaste nei pressi del bar tentano di prepararsi avvisando più gente possibile e tenendo d’occhio gli aspiranti spadaccini. Ma nel giro di pochi attimi, forse qualche minuto, già scorre del sangue nelle strade di Seriate: è quello di un nostro amico che ha commesso l’errore di avvicinarsi troppo venendo così colpito dalla lama di un coltello che i tre continuavano a sventolare. Si è trattata di un’azione rapida e studiata visto l’ottima conoscenza del centro del paese e che stava dando i frutti sperati dagli ideatori della spedizione: l’eliminazione fisica di un lavoratore che lotta per migliorare le proprie condizioni di vita e una vittoria militare in una realtà, quella seriatese, dove le canaglie fasciste non hanno mai trovato agibilità politica. Ora, non è mai stata nostra abitudine né intenzione elemosinare solidarietà nascondendoci dietro a del vittimismo ipocrita; ciò che invece ci proponiamo di ottenere è una radicale presa di posizione e di condanna da parte della società civile di Seriate che sembra essere narcotizzata dalle esalazioni chimiche e tossiche di quella discarica chiamata “oasi verde” (frequentatissimo parco pubblico di Seriate realizzato sopra un sito utilizzato in passato per occultare scorie prodotte da una chimica del paese). Sì, perché Seriate sta facendo proprio questa fine: carina e pulita in superficie, ma quando poi vai a vedere cosa c’è sotto scopri di campare sopra tonnellate di merda; da noi oggi questa merda prende il nome di fascismo, pregiudizio, discriminazione, business, speculazione, scempio del territorio, stato di polizia, guerra tra poveri. E allora scrolliamoci le coscienze, non c’è bisogno di accendere la televisione: la guerra è fuori dalla tua porta! Collettivo Autonomo Antifascista Seriate
 
 
 
L’Eco di Bergamo, mercoledì 25 maggio 2005
FERITO A SERIATE, AGGRESSIONE PREMEDITATA
Tre naziskin si sono appostati fuori dal bar dove si trovava la vittima. I testimoni: «Non sono di qui» Gli hanno sferrato una coltellata sotto il petto, il bergamasca non è grave. L’ipotesi della spedizione punitiva.
 
SERIATE. Un’aggressione studiata, una spedizione punitiva che doveva finire nel sangue, come in effetti è stato. Chi ha ferito S. S., 39 anni, di Seriate, operaio e militante di estrema sinistra, con un passato di attivista al centro sociale ex Mab di via Cerioli, lo ha fatto per dare una lezione. Che ci facevano altrimenti tre ragazzi forestieri in maglietta nera e testa rasata davanti a un bar della centralissima via Dante alle 23 di domenica? E perché, come raccontano alcuni testimoni, guardavano insistentemente all’interno? Forse non sapevano che il loro obbiettivo era solo a un paio di metri da loro, a godersi il fresco della sera primaverile insieme ad altri clienti del bar. S. S. è un cliente affezionato di quel locale, passa spesso a prendere un caffè, una birra, a volte si ferma a cena. Chi la visto, domenica sera, non ha notato nulla di strano: era una serata come tante altre, tranquilla, allegra. Il bar era parecchio affollato. A un tratto S. S. è uscito a prendere un po’ d’aria e a fumare una sigaretta. Aveva intenzione di rientrare, tanto che aveva lasciato la giacca al suo posto, ma proprio in quel momento c’è chi da dentro il bar a visto spuntare lungo la strada i tre naziskin. Avevano le teste rasate ed erano vestiti di nero. Soprattutto guardavano con insistenza all’interno del locale, come se stessero cercando qualcuno. E’ stato a quel punto che i loro sguardi hanno incrociato quello di S. S., che ha sostenuto poi che tutto si sarebbe fermato lì, a una serie di occhiate ostili. Quello che è successo dopo è stato ricostruito passo a passo dal ferito, che ieri mattina dal suo letto d’ospedale è stato ascoltato dagli inquirenti. I tre non si sarebbero fermati molto davanti al locale e avrebbero continuato per la loro strada, lungo via Dante in direzione piazza Caduti. S. S., però, insospettito dal loro atteggiamento, li avrebbe seguiti. A questo punto non è chiaro se ci sia stato uno scambio verbale tra il 39enne seriatese e i tre sconosciuti, è sicuro però che, a qualche decina di metri dal locale, quando i tre erano evidentemente sicuri di essere al sicuro e al riparo dagli sguardi altrui, uno di loro si è girato all’improvviso e ha sferrato una coltellata a S. S.. Lo ha colpito sotto il pettorale sinistro. Mentre il ferito si accasciava a terra, immobilizzato dal dolore, i tre si sono allontanati in fretta. Gli avventori del bar, richiamati dalle urla del 39enne, sono accorsi in suo aiuto. La ferita, profonda, fortunanatamente non ha interessato organi vitali. Al Bolognini di Seriate i medici, dopo aver sottoposto il ferito a intervento chirurgico, hanno stabilito una prognosi di 20 giorni. Scampato pericolo. Digos e carabinieri di Seriate sono al lavoro per scavare nella vita dell’aggredito, nel suo passato recente e remoto per trovare un movente dell’aggressione, movente che potrebbe portare dritto ai tre ragazzi autori dell’imboscata. Sono indagini difficili, perché sembra che non ci siano testimoni diretti dell’aggressione. Però in molti hanno potuto vedere i tre, vestiti di scuro, intrattenersi lungo strettoia sulla quale si affaccia il bar e guardare a lungo all’interno. E qualcuno, tra quelli che erano fuori, li ha sentiti anche parlare, e assicura che quei tre a Seriate no si erano mai visti, e che potrebbero non essere bergamaschi, visto il loro accento. Fattore questo che avvalora l’ipotesi di una spedizione punitiva. I quesiti, però, rimangono numerosi: perché S. S. ha seguito i tre ben sapendo di essere in inferiorità? C’era qualcun altro con lui? E perché gli aggressori guardavano dentro il bar di via Dante? Cercavano S. S. oppure avevano in mente qualche altro obbiettivo che poi hanno dovuto abbandonare appunto per l’intervento del 39enne seriatese?
 
L’intervista/1 IL QUESTORE «VIOLENZA, NESSUNA IMPENNATA» «Sembra che si affacci qualche gruppuscolo di frangia, qualcuno che cerca la ribalta colpendo nel mucchio, ma non siamo di fronte a un fenomeno generalizzato di incremento della violenza politica». E’ di poche parole il questore Salvatore Longo. Gli uomini della Digos sono al lavoro per cercare di capire qualcosa dalle scarne informazioni raccolte sul posto e direttamente dal ferito, ma sul versante delle indagini non trapela nulla. C’è solo la conferma che si è trattata di una aggressioni di matrice politica, e che questa volta chi ha colpito lo ha fatto con determinazione. Non è la prima volta che la cronaca riporta casi di violenza di matrice politica. Ultimamente gli episodi sono più ravvicinati nel tempo e numerosi. Siamo di fronte a un’escalation? «Possiamo escluderlo. I riscontri che abbiamo non vanno in questa direzione. Piuttosto siamo di fronte a qualche gruppuscolo di frangia che si affaccia cercando la ribalta, qualcuno che ha l’obbiettivo di colpire nel mucchio». Aggressioni, incendi, risse.. sono fenomeni isolati oppure c’è un collegamento? «Non abbiamo riscontri oggettivi che possano far pensare a un collegamento tra questi episodi». Lei pensa che tutto questo sia sintomo di un cambiamento in atto nelle dinamiche dei gruppi estremisti? «Anche in questo caso mancano gli elementi per sostenerlo. Ad ogni modo sono in corso delle indagini sia su quest’ultima vicenda che su fatti precedenti». Quando sarà fatta luce su tutti gli episodi, insomma, sarà possibile fornire interpretazioni più certe.
 
L’INTERVISTA/2 IL COMANDANTE DEI CARABINIERI «PRIMA ACCERTIAMO LA VERITA’» «Per ora abbiamo in mano solo una serie di episodi sui quali sono in corso accertamenti. Da una parte le aggressioni, due delle quali riguardano una persona sola a Capriate, dall’altra i due incendi del centro sociale Pacì Paciana, che sono legati a episodi analoghi avvenuti a Brescia e Milano». Invita alla moderazione il colonnello Benedetto Lauretti, comandante provinciale dei carabinieri. Si può intravedere un disegno specifico dietro la serie di violenze e vandalismi dalla fine del 2004 a oggi? «Ci sono indagini in corso, oltretutto senza il particolare supporto di indicazioni o testimonianze. Se stiamo ai fatti, in pratica, non possiamo sostenere nulla di certo. Penso alla doppia aggressione di Capriate: in entrambi i casi il giovane che ha denunciato di essere stato assalito era solo, per cui non possiamo fare affidamento sulle testimonianze». Quindi gli elementi a disposizioni non consentono di individuare una matrice comune di queste violenze? «Su quali basi possiamo affermare che si tratta di aggressioni di matrice politica, e non, per esempio, fatti privati, o comunque circoscritti?». Però gli esempi, anche se non tutti accertati, sono numerosi. Sono forse la spia di una recrudescenza nei rapporti tra opposti schieramenti estremisti? «Lo escludo per il motivo a cui accennavo prima. Sono episodi che non vanno generalizzati. Non si possono mettere sullo stesso piano, per esempio, gli episodi di violenza personale e gli incendi del centro sociale Pacì Paciana».
 
 
 
L’Eco di Bergamo, sabato 28 maggio 2005
Seriate. Il militante di estrema sinistra era al bar. Tre persone vestite di nero l’hanno attirato in un imboscata ed è stato accoltellato
UNA DECINA I NAZISKIN DELL'AGGRESSIONE
La spedizione punitiva simile ad altre azioni messe a segno negli ultimi mesi nella Bergamasca Seriate.
 
Non erano in tre, ma una decina i naziskin che domenica sera hanno partecipato alla spedizione punitiva in via Dante, nel cuore di Seriate, nella quale un operaio di 39 anni è rimasto ferito da una coltellata. Il loro obbiettivo era un gruppo di militanti vicini all’estrema sinistra che si ritrova nel bar di fronte alla chiesa, il collettivo autonoma antifascista di Seriate (così almeno è firmato il comunicato che denuncia l’aggressione arrivato al sito di Indymedia). Il manipolo di aggressori ha utilizzato una tecnica già vista in altre occasioni, anche recenti. In tre, vestiti di nero, con le teste rasate e altri segni inequivocabili, si sono affacciati alla soglia del locale, attirando l’attenzione con sguardi minacciosi. Da dentro qualcuno dei ragazzi ha reagito, sono partite parole grosse, c’è stato anche chi si è alzato per allontanare i tre naziskin. E c’è anche chi ha fatto di più, cadendo nella trappola: S. S., 39 anni, un passato come attivista nel centro sociale Ex Mab di Seriate, ha seguito i provocatori per qualche decina di metri fino ai giardinetti che si affacciano su via Dante, dove aspettavano i complici dei tre che avevano fatto da esca. Ed è stato allora che è saltato fuori il coltello: un colpo vibrato sotto il pettorale sinistro. Solo per un caso la lama non ha leso organi vitali. L’aggressione si è consumata alle 23 di domenica in pieno centro. Impossibile che nessuno abbia visto o sentito di più che semplici grida. Al bar sostengono di aver visto solo i tre ragazzi vestiti di neroguardare insistentemente all’interno, eppure l’agguato è avvenuto solo qualche decina di metri più avanti, a cielo aperto, ed è difficile pensare che S. S. fosse solo a seguire il terzetto. Bocce cucite da parte degli inquirenti (Digos e carabinieri di Seriate), ma non sembra che la testimonianza del ferito abbia fornito indicazioni utili. L’unico elemento degno di nota è quello dell’accento. Secondo alcuni presenti, infatti, che hanno sentito i tre parlottare tra loro, i naziskin non erano bergamaschi, ma milanesi. E questo non è un particolare da sottovalutare, perché a Milano nel quartiere Bovina, c’è la cosiddetta Skinhouse, sede e punto di ritrovo di movimenti dell’estrema destra nel Nord Italia. E contatti con la provincia di Milano non sono una novità per l’ambiente neofascista nostrano. Nell’estate del 2003, a Bonate Sotto, un ventenne di Garbagnate insieme a due giovani della Bassa aggredì per motivi politici tre ragazzi e una ragazza per strada, colpevoli di portare capigliature troppo appariscenti. Poi il terzetto bruciò pure l’auto dei malcapitati che era rimasta in panne. Inflessioni dialettali a parte, l’aggressione di via Dante riporta, come già scritto, ad altri episodi: lo scontro dell’agosto scorso in Città Alta con quattro feriti, dei quali due accoltellati, e il raid successivo di pochi giorni contro i militanti del centro sociale Cox 18 sui Navigli a Milano, che lasciò a terra sei feriti, di cui tre gravi. In entrambi i casi gli aggressori hanno provocato gli aggrediti, presentandosi in locali dove sapevano di trovare i loro avversari, poi li hanno attirati nella trappola, facendosi seguire in luoghi aperti dove attendevano i complici, gestendo così modo micidiale la superiorità numerica. Tattiche di guerriglia. Forse come quella che stava per essere scatenata in un tranquillo sabato pomeriggio dell’aprile 2004 a Bergamo, quando una quindicina di naziskin sbucò improvvisamente in viale Papa Giovanni e si imbatte in alcuni militanti del centro sociale Pacì Paciana che erano seduti ai tavolini di un bar vicino a Porta Nuova. La polizia era già sul posto e si evito il peggio. Ma forse il peggio doveva ancora venire.
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2 Responses to Agguato nazista a Seriate

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