Incendi, impunità, connivenze.

Il 22 gennaio L’Eco di Bergamo pubblica un articolo in cui presenta gli sviluppi investigativi dell’indagine sull’attentato incendiario al centro sociale Pacì Paciana. Un titolo a tutta pagina: «ROGO PACÌ PACIANA, SPUNTA LA PISTA INTERNA». La cosa ha dell’incredibile! Il quotidiano è solito raccogliere indicazioni dalla Questura e sostenerne mediaticamente l’attività repressiva, ma questa volta c’è qualcosa di più: siamo di fronte a un vero e proprio depistaggio.

 
Innanzitutto l’incendio del centro sociale Pacì Paciana non può essere isolato dal contesto di una strategia di sistematica aggressione ad attivisti e luoghi di ritrovo della sinistra lombarda che, solo nell’ultimo mese, si è manifestata attraverso i roghi dolosi del centro sociale bergamasco, dell’Officina della Resistenza Sociale di Milano e del Magazzino 47 di Brescia.
Inoltre questa strategia, in bergamasca, è condotta da un numero circoscritto di individui ben noti alle forze di polizia, la cui presenza ricorre pressoché in ogni aggressione e che, lungi dall’essere inafferrabili carbonari, si sono dotati persino di un nome per il proprio gruppo, Skinheads Berghèm, con la cui sigla erano state rivendicate diverse scritte comparse nelle vie limitrofe al centro sociale Pacì Paciana nell’autunno del 2004. Il significato di alcune di queste scritte è, di per se, particolarmente evocativo: «..1..2..3.. Pacì Paciana boom», «Pacì Paciana in fiamme».
In fine c’è un elemento assolutamente non trascurabile, evidenziato martedì 11 gennaio dal quotidiano Liberazione: nel rogo del centro sociale Pacì Paciana, così come, meno di due settimane dopo, in quello dell’Officina della Resistenza Sociale, sul luogo è stata rinvenuta una mazzetta da 4 kg, nuova e inutilizzata, simbolo del network nazista Hammer Skin, che, come ben noto, ha il suo punto di riferimento nella Skinhouse di via Cannero a Milano. Un marchio di fabbrica inequivocabile.
 
 
Di seguito un comunicato diffuso dal centro sociale Pacì Paciana in relazione agli “sviluppi” delle indagini. Nel comunicato si fa riferimento anche al sequestro di un giovane frequentatore del centro sociale, condotto forzosamente in Questura da un agente della Digos e torchiato, ovviamente senza riscontri, in merito alla fantomatica pista interna.
 
Incendi, impunità e connivenze.
 
Cose strane succedono nella Lombardia di inizio millennio. Succede che nella notte del 20/12 viene incendiato il csa Pacì Paciana, la settimana successiva tocca al csoa O.R.So.. Le modalità sono simili ma allo stesso tempo diverse. In entrambi i casi vengono ritrovate delle mazzette da cantiere da 4 kg, in entrambi i posti i punti di fuoco sono numerosi e scollegati fra loro. Una cosa cambia di molto: al Pacì si sono concentrati sulla tecnologia, colpendo solo i pc e le strutture di comunicazione mentre all’orso non hanno risparmiato né il bar né tanto meno il magazzino. Le analogie non finiscono qui: secondo i verbali delle forze del dis-ordine milanesi si è trattato di un cortocircuito. A Bergamo non è dato di vedere nessun verbale e non è quindi possibile capire quale pista stia seguendo la questura locale. Quello che non è dato sapere dai verbali lo possiamo però intuire controllando i movimenti della Digos [dipartimento investigativo grandi operazioni speciali] della questura locale. Solo pochi giorni fa,infatti, un noto agente Digos, già precedentemente responsabile di aggressioni e intimidazioni, vedi per esempio la mobilitazione contro il comizio di Fini, "conFINIzero" ha sequestrato un ragazzo riconducibile all’area del Pacì Paciana per torchiarlo in qualche stanzetta della questura. Parallelamente vengono convocati esponenti di rifondazione e del movimento studentesco, con il chiaro intento di tastare un po’ il terreno e studiare il margine di eventuali scomposizioni. Agli esponenti istituzionali viene detto che con diligenza la questura sta studiando la situazione, che hanno capito bene cosa succede al paci durante la notte e che quell’incendio potrebbe essere di matrice "amica". Viene invece usata la mano pesante con il ragazzo sequestrato, e non convocato, dato che non gli viene data l’opzione di rispondere: "no, grazie, da voi non ci vengo". Il succo dell’interrogatorio?? Far cedere il malcapitato e fargli confessare di aver incendiato lui lo spazio e le attrezzature. Vogliamo denunciare con forza l’accaduto, non dimenticandoci che non si tratta di un atto isolato, ma di un atto perfettamente inserito in questo quadro di connivenze e di impunità nei confronti degli ambienti eversivi dell’estrema destra, che nell’ultimo anno, hanno colpito con cadenza regolare, una volta al mese, su e giù per tutta la Lombardia. Si incontrano a Pavia, a Milano, a Bergamo, perfino nei paeselli della provincia orobica, discutono e decidono dove e come colpire. Li conosciamo e conosciamo i loro movimenti Nonchè le loro azioni. Ci sembra molto strano che nessuno nelle questure e nelle caserme, si stia rendendo conto di quanto sta succedendo, non solo ci sembra strano, ma non ci crediamo per niente. Quindi consideriamo quanto sta succedendo come un inutile e farsesco tentativo di insabbiamento, come l’ennesima dimostrazione di questa connivenza, come l’ennesima dimostrazione della totale impunità di questi individui usati ad arte. Invitiamo tutti alla massima vigilanza, e alla massima reazione. Non possiamo tollerare né bande di fasci e di nazi, né esponenti che si rifanno il trucco sotto elezioni. Tanto meno siamo disposti ad accettare questo regime di connivenze che è forse, di tutta questa faccenda, l’aspetto più grave e preoccupante. Crediamo che comportamenti di questo tipo, e che impunità di questa portata, debbano allarmare tutte le istituzioni locali, nonché la cittadinanza, la gente… non si può far finta di niente, che ognuno si prenda la propria responsabilità sia politica che umana nessuna agibilità per questi individui, nessuna tolleranza.
 
c.s.a. Pacì Paciana
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