Il Consiglio si infiamma, il Pacì brucia

La notte di martedì 1 marzo il centro sociale Pacì Paciana viene nuovamente dato alle fiamme. A bruciare sono gli spazi rimasti illesi dall'incendio precedente: lo spazio bunker nel seminterrato e il bar del capannone dei concerti, mentre una bottiglia molotov viene scagliata sul terrazzo dell'infoshop. La dinamica dell'attentato anche questa volta è grave: alcune bombole di gas vengono posizionate in prossimità dei roghi e sulla parte superiore di una di queste, nel piazzale, vengono collocati grossi bulloni e biglie di ferro. Il giorno seguente, alla volante della Digos che si presenta sul posto per accertamenti vengono tagliate le gomme. La tensione è altissima.

 
Una coincidenza: solo poche ore prima dell'attentato incendiario, il Consiglio comunale affronta la questione della convenzione con il centro sociale Pacì Paciana. Il Sindaco Bruni, messo alle strette dall'attacco politico-mediatico seguito al corteo del 12 febbraio, congela la convenzione con il centro sociale, riaffermando però la volontà di procedere ai lavori di messa a norma dello stabile di proprietà comunale, contrariamente alle richieste dell'opposizione (Lega Nord – Padania in testa), che chiedeva invece di stornare i 650 mila euro previsti per essi. E' la fase conclusiva di un aspro confronto del Consiglio comunale sul centro sociale Pacì Paciana, seguito alla manifestazione del 12 febbraio.
 
 
Di seguito la rassegna stampa relativa all'episodio.
 
L'Eco di Bergamo, martedì 1 marzo 2005
BRUNI CONGELA IL PACI' PACIANA: PRIMA LE SCUSE
Dopo il raid in città sospesa la convenzione con il centro sociale. Resta la messa a norma dello stabile […]
 
Niente «scuse», niente convenzione. O meglio convenzione sospesa. La posizione dell'Amministratore sul Pacì Paciana resta quella dell'ordine del giorno votato lo scorso 14 febbraio, e ieri sera il sindaco l'ha ribadito a chiare lettere in Consiglio comunale, prendendo nettamente le distanze, almeno sul piano politico, dall'atteggiamento dei responsabili del centro sociale nelle settimane successive al «famoso» corteo. «Senza la netta condanna degli episodi che si sono verificati – a dichiarato Roberto Bruni durante il dibattito sull'emendamento al Pop col quale le minoranze chiedevano di stornare i 650 mila euro per la manutenzione del centro sociale – la convenzione è sospesa. Resta invece la manutenzione straordinaria, visto che si tratta di un impegno assunto nel Piano delle opere pubbliche ed ereditato dalla precedente amministrazione». Sorpresa? In un certo senso si, anche se qualcuno – ovvero Daniele Belotti – ha subito cercato di riportare il dibattito sul piano concreto: «cosa vuol dire in pratica questa sospensione? – ha domandato il consigliere leghista -. Non si può congelare la convenzione, senza approvare l'emendamento. Altrimenti siamo alle solite: la giunta non è in grado di esprimersi chiaramente su questioni cruciali». «Non bisogna confondere il significato di sospensione – ha replicato seccamente il primo cittadino – con quella di decadenza». Come dire: finché il Pacì Paciana tornerà sui propri passi, l'Amministrazione non è assolutamente intenzionata a riallacciare il dialogo e ad attuar la convenzione. Solo in caso contrario se ne potrà riparlare. Nel frattempo l'emendamento sulla manutenzione è stato bloccato: 14 voti a favore, 21 contrari. Con il disappunto di quanti ovviamente l'avevano presentato. «La messa a norma – ha sollevato ad esempio Maurizio Bonassi di Forza Italia – è in programma da tempo e sarebbe stato opportuno, in questo momento, tenerla ferma ancora per un po'». «Si tratta di una grande discriminazione nei confronti delle tante associazioni che operano nella più totale legalità e da anni attendono finanziamenti», ha aggiunto il collega Gianfranco Ceci. Seguito a modo dalla leghista Silvia Lanzani. «Se non si riesce a sospendere del tutto bisognerebbe quanto meno ridurre l'intervento a quanto è indispensabile alla sola sicurezza». E il centrosinistra? Ha cercato di guardare il classico bicchiere mezzo pieno: «bisogna fare delle distinzioni – è la sottolineatura di Mario Invernizzi (Lista Bruni) – perchè ciò che è successo ha innescato un dibattito intensissimo anche all'interno del Pacì Paciana». «Proprio alla luce di questo dibattito – ha completato il ragionamento Paolo Scanzi di Rifondazione – spiace ascoltare che una convenzione in grado di sottrarre il centro sociale all'illegalità, sia stata sospesa». […]
 

 
 
L’Eco di Bergamo, mercoledì 2 marzo 2005
NUOVO RAID, ROGO DEVASTA IL PACI’ PACIANA
Incendio doloso devasta il baretto e nella sala prove sotterranea: a dicembre un episodio analogo «E’ stato un gruppo di neofascisti». Gomme tagliate all’auto della Digos, intervenuta per controlli
 
Un altro rogo, di origine senza dubbio dolosa, ha devastato il baretto della sala concerti e il cosiddetto «bunker», la sala prove sotterranea del centro sociale Pacì Paciana di Grumello del Piano. Si tratta del secondo episodio del genere che interessa il Pacì dall’inizio di dicembre: in questo caso il rogo arriva a poche ore di distanza dalla presa di posizione del sindaco Roberto Bruni che, lunedì sera in Consiglio comunale, aveva confermato il congelamento della convenzione col centro sociale, visto che i frequentatori non si erano scusati con la città per il raid in centro del 12 febbraio scorso. A scoprire il rogo di ieri è stato, verso le 13:30, uno dei giovani del centro: a quell’ora il rogo si era già spento da solo. I danni sarebbero rilevanti. Il cancello d’entrata del centro sociale è stato trovato forzato, pare con un piede di porco. Stessa sorte anche per la porta in ferro che conduce alla sala concerti: sembra che l’interno del locale sia stato cosparso con del liquido infiammabile e che il fuoco sia stato appiccato dall’esterno con una miccia. Analoga procedura anche per il bunker sotterraneo, mentre sul terrazzino davanti all’ingresso dell’ufficio – noto come «infospaccio» – sono state trovate le tracce di due bottiglie incendiarie. In pratica il rogo ha interessato i locali non andati distrutti nell’incendio dello scorso dicembre, vale a dire il bar, gli uffici e l’archivio della cosiddetta «torretta». Sul posto sono arrivati gli agenti della polizia locale e i vigili del fuoco, che hanno messo in sicurezza quattro bombole del gas sfiorate dall’incendio: due si trovavano infatti nel bunker, un’altra nel baretto e la quarta all’esterno. Quest’ultima era circondata da grossi bulloni e palline di piombo: un’eventuale esplosione – comunque da escludere secondo i vigili del fuoco – li avrebbe trasformati in proiettili impazziti. Sul posto anche la digos, che ha ricostruito l’accaduto. Talaltro mentre gli agenti si trovavano all’interno del centro sociale alla loro auto sono state tagliate le gomme. La polizia conferma che il rogo è senza dubbio doloso: nelle indagini non verrà trascurata alcuna pista. Gli autori del gesto non hanno rivendicato l’incendio. Secondo i frequentatori del centro, che accusano un gruppo di neofascisti, ieri pomeriggio era comparsa una scritta «Nazi Bergamo» nei pressi della rotatoria di Curnasco: sarebbe questa, secondo i giovani del Pacì, la firma dell’attentato. I frequentatori avevano lasciato la sede attorno all’1:30 della notte tra lunedì e ieri, al termine di un’assemblea. Il rogo è stato scoperto per caso 12 ore dopo, esattamente come era successo per il primo incendio. La posizione ufficiale dell’Amministrazione dopo il rogo è affidata all’ufficio comunicazione del Comune: «L’Amministrazione è fortemente preoccupata per quanto accaduto e per le conseguenze che questo fatto ha comportato. Stiamo seguendo attentamente le indagini e, nel caso vengano trovati i responsabili, il Comune è pronto a costituirsi parte civile per tutelarsi, in quanto proprietario della stabile». Nel primo pomeriggio di ieri al centro sociale di Grumello è arrivato anche il consigliere diessino Rocco Gargano, che ha commentato: «C’è purtroppo qualcuno che vuole mantenere alto il livello di tensione e che non vuole far riprendere le attività ai ragazzi del centro sociale. A questo punto ci auguriamo che alcuni esponenti politici mostrino un livello di indignazione nei confronti dell’incendio quantomeno analogo ai risentimenti espressi contro i giovani del centro sociale dopo la manifestazione del 12 febbraio, che è stata esecrabile per le scritte e i danneggiamenti, ma durante la quale non si sono registrati episodi di violenza contro le persone. Credo ci sia un progetto ben preciso dietro questi episodi e che non si tratti di casi isolati». La situazione è grave: rischiamo di raggiungere un clima di tensione Anni Settanta». Sull’episodio è intervenuto anche il coordinatore provinciale dei Verdi Marcello Saponaro: «E’ necessario individuare e arrestare al più presto i responsabili dell’ennesimo incendio doloso al Pacì. Invito inoltre il centrodestra a non aizzare gli animi contro il centro sociale: gli errori li fanno tutti ma i violenti sono altri. I giovani del Pacì la violenza la stanno subendo dallo scorso agosto: prima l’aggressione in Città Alta, poi l’incendio al centro sociale, la molotov e ora un nuovo incendio e nuove molotov». Saponaro annuncia inoltre che i senatori verdi Fiorello Cartiana e Natale Ripamonti nei prossimi giorni presenteranno un’interrogazione urgente al governo in merito all’incendio. Marco Sironi di Rifondazione e Alessandro Bresmes dei Giovani comunisti», oltre a condannare l’episodio, invitano invece il sindaco Bruni a riconsiderare la convenzione coi ragazzi del Pacì.
 

 
 
Il Nuovo Giornale di Bergamo, mercoledì 2 marzo 2005
Piromani al centro sociale: benzina e tre bombole del gas aperte del bar e nel bunker. Indaga la Digos
 
L’incendio al Pacì infiamma la polemica Tagliate due gomme dell’auto degli agenti intervenuti per il sopralluogo Rifondazione: «Bruni ha sbagliato». Il Comune: «Attendiamo le indagini» BERGAMO – Incendio doloso nella notte al Pacì Paciana di Bergamo. Le fiamme sono divampate nel locale del ber e nel bunker per le riunioni al piano terra. Fino all’una e trenta della notte tra lunedì e ieri erano rimasti i ragazzi del centro sociale per un incontro, dopodiché chiunque potrebbe essere entrato. Il cancello di ingresso è stato trovato forzato, probabilmente con un piede di porco. Trovati rotti anche i catenacci che chiudevano le porte in ferro del bar e del bunker. Dentro è stato appiccato il fuoco, probabilmente con della benzina e dell’alcool. All’interno si trovava anche una bombola del gas che è stata aperta togliendo i bulloni. Stesso copione anche al piano di sotto, nella sala bunker utilizzata per incontri e presentazioni. Qui c’erano due bombole del gas, anch’esse sono state aperte. Dopo aver versato una striscia di liquido infiammabile è stato lanciato probabilmente uno straccio imbevuto di benzina ed è stato appiccato il fuoco. Ad accorgersi del fatto è stato un giovane del centro sociale alle 13:30, quando ha trovato la porta del bar aperta. Secondo le testimonianze raccolte, nessuno se ne sarebbe accorto prima. Nemmeno gli operai che stanno facendo dei lavori nella palazzina vicina e ieri hanno lavorato dalle 9 alle 13. Le fiamme si sarebbero quindi spente da sole. La pattuglia della Polizia Locale e i Vigili del Fuoco di Bergamo, intervenuti sul posto alle 16, hanno constatato che l’incendio era ormai spento. I pompieri hanno messo in sicurezza la zona portando all’estewrno le bombole del gas. Le indagini sui possibili colpevoli del dolo sono affidate agli uomini della Scientifica della Digos che hanno fatto i rilievi del caso. Mentre gli agenti stavano effettuando il sopralluogo qualcuno ha tagliato due gomme all’auto della polizia, che non aveva i contrassegni ma era facilmente identificabile dalla lunga antenna per le comunicazioni radio. «Non ci aspettavamo un’accoglienza particolarmente calorosa – spiega il capo della Digos Vincenzo Addato – ma nemmeno una cosa del genere. Soprattutto per il fatto che stavamo effettuando un sopralluogo alla ricerca di indizi per scoprire gli autori dell’incendio». Nessuno ha comunque visto in azione gli autori dell’atto vandalico. I poliziotti hanno dovuto chiamare il carro attrezzi e farsi riportare in questura con un’altra auto. Da Palafrizzoni arriva un commento sull’ennesimo rogo al Pacì Paciana: «Il Comune esprime forte preoccupazione per questo avvenimento, per i danni che ha causato e per le conseguenze che si sarebbero potute avere. Stiamo seguendo le indagini con attenzione, quando saranno concluse, se sarà il caso, il Comune si costituirà parte civile in quanto proprietario dell’immobile». Condanne da parte di Verdi e di Rifondazione, che parlano di «episodio di violenza e di vile attentato e aggressione mirata a intimidire i giovani che attorno al centro sociale svolgono la loro attività politica e culturale». Rifondazione, inoltre, accende la polemica relativa alla decisione del sindaco in Consiglio comunale lunedì sera: «Riteniamo del tutto errata la presa di posizione del sindaco Bruni che,pur avendo a suo tempo condannato le precedenti aggressioni, a deciso inopinatamente di sospendere la convenzione con il centro sociale a seguito delle pretestuose polemiche innescate dalle forze di destra dopo l’ultima manifestazione cittadina».
 
 
La richiesta dei Verdi «Che il prefetto scenda in campo contro la violenza»
 
BERGAMO – Sull’episodio intervengono anche i Verdi: «Non smetteremo mai di dirlo: qualcuno (pochi) dei partecipanti al corteo indetto dal Pacì Paciana per reagire alle violenze ha sbagliato. Ha imbrattato con frasi a volte demenziali a volte ciniche e di cattivo gusto la città e ha danneggiato beni pubblici. Ma la violenza i giovani del Pacì Paciana la stanno subendo dallo scorso agosto: prima l’aggressione in Città Alta, poi l’incendio, la molotov e ora un altro incendio e altre molotov». E passano alle richieste: «Vogliamo chiedere al Prefetto assicurazione che tutte le istituzioni siano allertate per prevenire ulteriori azioni ai danni del Pacì Paciana e di chiunque altro nella nostra città vuole esprimere idee e progetti. Il primo dovere resta comunque, ora, assicurare alle patrie galere i responsabili delle ignobili aggressioni».
 

 
 
Bergamo Sette, venerdì 4 marzo 2005
Secondo incendio doloso appiccato al centro sociale. Bruciati il baretto e la sala prove
PACI’ PACIANA DI NUOVO AL ROGO
Appello dei Verdi: «Un clima da anni Settanta nella Bergamo del 2005, questo dobbiamo evitare»
 
La tensione sale, il clima richiama gli anni Settanta. Dopo il rogo appiccato lo scorso dicembre alla «torretta» e la molotov lanciata contro un auto parcheggiata di fronte al centro sociale, il Pacì Paciana subisce una nuova aggressione, ancora in forma di incendio doloso, attraverso l’utilizzo di materiale infiammabile. Sono state prese di mira le aree non intaccate dal precedente attacco, ovvero il baretto e la sala prove, con il rischio che venissero coinvolte nel rogo anche alcune bombole a gas. Gli autori – un gruppo di neofascisti, secondo i responsabili della struttura – hanno agito nella notte tra lunedì e martedì. Immediata è giunta una presa di posizione ufficiale del Comune: «L’Amministrazione è fortemente preoccupata per quanto è accadutoe per le conseguenze che questo fatto ha comportato». La tensione sale, il clima richiama gli anni Settanta. Dopo il rogo appiccato lo scorso dicembre alla «torretta» e la molotov lanciata contro un auto parcheggiata di fronte al centro sociale, il Pacì Paciana subisce una nuova aggressione, ancora in forma di incendio doloso, attraverso l’utilizzo di materiale infiammabile. Sono state prese di mira le aree non intaccate dal precedente attacco, ovvero il baretto e la sala prove, con il rischio che venissero coinvolte nel rogo anche alcune bombole a gas. Gli autori – un gruppo di neofascisti, secondo i responsabili della struttura (ma non è stata fatta nessuna rivendicazione) – hanno agito nella notte tra lunedì e martedì, in coincidenza con la presa di posizione della Giunta Bruni sulla revoca della convenzione stipulata con il centro, in virtù delle mancate scuse per la manifestazione dai risvolti vandalici del 12 febbraio scorso. Sul posto sono intervenuti – oltre a polizia locale e vigili del fuoco – anche alcuni agenti della Digos, che hanno confermato la natura dolosa del rogo. Ma per loro, all’uscita dal centro, era stata preparata una sorpresa: le gomme della loro auto sono state tagliate. Immediata è giunta una presa di posizione ufficiale del Comune di Bergamo, che ha diffuso un comunicato: «L’Amministrazione è fortemente preoccupata per quanto è accaduto e per le conseguenze che questo fatto ha comportato. Stiamo seguendo attentamente le indagini e, nel caso vengano trovati i responsabili, il Comune è pronto a costituirsi per tutelarsi, in quanto proprietario dello stabile». Duro il commento di Marcello Saponaro, coordinatore provinciale dei Verdi, e dei senatori Fiorello Cartiana e Natale Ripamonti: «C’è qualcuno sull’asse tra Brescia-Bergamo-Milano che vuole creare un clima di violenza e intimidazione e che ora sfrutta “al meglio” il clima di isolamento che si è volute creare intorno al Pacì Paciana per alzare ulteriormente il livello di aggressione. Un clima da anni Settanta nella Bergamo del 2005, questo dobbiamo evitare. Non smetteremo mai di dirlo: qualcuno (pochi) dei partecipanti al corteo indetto dal Pacì Paciana per reagire alle violenze ha sbagliato». Ha imbrattato con frasi a volte demenziali a volte ciniche e di cattivo gusto la città e ha danneggiato beni pubblici. Ma la violenza i giovani del Pacì Paciana la stanno subendo dallo scorso agosto: prima l’aggressione in Città Alta, poi l’incendio, la molotov e ora un altro incendio e altre molotov. Ora non si può più attendere». I Verdi chiederanno ora al Prefetto di essere ricevuti. «Vogliamo chiedere assicurazione che tutte le istituzioni siano allertate per prevenire ulteriori azioni ai danni del Pacì Paciana e di chiunque altro nella nostra città vuole esprimere idee e progetti. Alle istituzioni e alle forze politiche e sociali chiediamo anche che la città non interrompa il dialogo con i giovani del Pacì Paciana».
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