In 3000 contro il fascismo!

Sabato 12 febbraio 2005, a Bergamo, 3000 persone partecipano alla manifestazione indetta dal centro sociale Pacì Paciana, nell'ambito della mobilitazione regionale della Rete Antifascista, in risposta all'escalation di violenza squadrista degli ultimi mesi. La manifestazione ha luogo in un clima teso ed esasperato, soprattutto per il complice disinteresse di stampa e forze di polizia di fronte al proliferare di aggressioni e attentati. Lungo il percorso vengono tracciate sui muri del centro cittadino decine di scritte e sette telecamere del sistema di videosorveglianza comunale vengono danneggiate.
 
Guarda le foto della manifestazione.
 

 
La speculazione politica dei partiti della destra, sostenuta dalla spropositata ricostruzione de L'Eco di Bergamo, si commenta da sola. Persino la Questura, così come alcuni partiti del centro sinistra, tentano invano di ridimensionare gli accadimenti. Nonostante la manifestazione sia avvenuta senza incidenti, il giorno seguente, il quotidiano locale dedica l'intera cronaca cittadina all'evento, delineando un quadro decisamente esagerato per descrivere la protesta, avvenuta comunque (vale la pena ricordarlo) senza incidenti. L'Eco di Bergamo assume quella riosolutezza che per mesi, di fronte al moltiplicarsi della violenza squadrista, non aveva mai dimostrato.
 
Di seguito il comunicato del centro sociale Pacì Paciana dopo la manifestazione del 12 febbraio e la rassegna stampa de L'Eco di Bergamo.
 

COMUNICATO NR. 12022005

 
L'ironia e la comunicazione sono una parte importante dei nostri percorsi e delle nostre pratiche. Cortei festosi e appuntamenti aggregativi anche. Lo sono da sempre, lo sono da anni. E soltanto chi oggi è in malafede può negare queste cose. Il clima del corteo di sabato non era certo né ironico, né tanto meno festoso. Perché non sono né l'ironia né la festa ad accompagnarci oggi nel cuore e nella pancia. Ci sono momenti in cui va ricordato che si può anche essere brutti e incazzati. Va ricordato ai neofascisti, va ricordato ai solerti agenti della questura e va ricordato anche alla città, o a quella parte, rincoglionita e addormentata. Altra cosa è invece la violenza, di cui sinceramente non abbiamo visto traccia. È sleale chi oggi ci accusa per devastazioni mai avvenute, è scorretto chi ci accusa per una quota fisiologica di imbecillità che un corteo si porta appresso. E' certo che affumicare seppur involontariamente il tendone di un bar poco ha a che vedere con l'antifascismo, altrettanto certo è che se, come si sente dire o si legge in questi giorni, questo corteo avesse voluto essere realmente violento, di ben altri danni staremmo parlando oggi. Sono mesi che subiamo aggressioni fasciste e poliziesche e oggi ci rimproverate perché in piazza vi sembravamo brutti? A leggere quello che hanno scritto i pennivendoli bergamaschi sembrava di essere tornati nel settantasette. Ancora peggio se si leggono i comunicati di quegli sciacalli che fanno campagna elettorale sulla nostra pelle. Ma dove è tutta questa indignazione quando ci accoltellano e ci bruciano gli spazi? Ma dove è tutta questa indignazione quando dei nazi ben protetti dalla questura tentano di ammazzarci negli angoli bui delle strade? Le telecamere sono sempre state prese di mira dai cortei degli ultimi anni. Si tratta di azioni comunicative che nulla hanno di violento. La violenza è quella di questa società che fa della precarietà il suo punto d'onore, la violenza sono i centri commerciali come punti di aggregazione, la violenza sono le case affittate soltanto a chi ha una busta paga da presentare, violenza sono decine di occhi meccanico-digitali che ci spiano continuamente, installate con appalti truccati e persino in barba alle leggi sulla privacy. Ricordiamo infatti che queste telecamere a circuito aperto sono esse stesse illegali, in Italia come nel resto dell'Europa, per il loro carattere invasivo, potendo arrivare in ogni momento ed in qualunque condizione metereologica a zoommare all'interno di una qualunque camera da letto nel raggio di duecento metri, nonostante le tende tirate. Ben altra è la violenza subita dagli abitanti di via Quarenghi, in quindici in una stanza con affitti procapite che basterebbero per interi quadrilocali, ovviamente di proprietà di tutti quei padroni e padroncini che oggi starnazzano per un po' di scritte sui muri. Ci eravamo costruiti un laboratorio comunicativo attraverso cui sperimentare forme e metodi di comunicazione, attraverso cui condividere esperienze e competenze, con fatica avevamo organizzato una struttura aperta [anche a livello di software utilizzati]. È stato bruciato tutto e ora dobbiamo ricominciare da capo. Non abbiamo mille televisioni ne tanto meno giornali venduti nelle edicole. Scrivere sui muri è la forma più immediata e istintiva di comunicazione, l'unica accessibile per la maggior parte dei partecipanti a questa manifestazione. Ricordiamo a Belotti e a Castelli che i muri sono la voce del popolo, come diceva il senatur prima di impoltronirsi a Roma insieme a quei fascisti che voleva stanare casa per casa. Non ci stupisce quindi che molti compagni abbiano colto l'occasione per urlare a mezzo spray la propria rabbia ed il proprio odio. Si odio, perché di questo stiamo parlando. Odio verso il razzismo, il fascismo che riemerge, verso lo sfruttamento e le diseguaglianze, verso la guerra di Bush e verso le leggi razziste come la Bossi Fini. E l'odio di questi compagni è anche il nostro odio. E non abbiamo intenzione di scusarci con nessuno per la quantità di scritte lasciate lungo il percorso. Per quanto riguarda il tenore di queste, beh la scelta dei contenuti viene dai singoli autori giacché fortunatamente il movimento continua ad avere una composizione plurale e non monolitica, fatta anche di contraddizioni. Noi non ci nascondiamo e ci prendiamo la responsabilità politica di queste pratiche e ci prendiamo la responsabilità dei contenuti che noi Pacì Paciana abbiamo veicolato: un corteo antifascista e un corteo dei bi_sogni che si riprenda le strade e le piazze sottratte alla gente. Non è tempo di feste e festeggiamenti, viviamo circondati da una guerra globale che si manifesta sotto molteplici forme dall'Iraq a Bergamo. Molti non aspettavano altro, li al varco con il fucile puntato pronti ad attaccarsi alla minima cosa per attaccarci e isolarci, ma dove siete tutti voi benpensanti mentre sulle vostre teste viene fatto passare di tutto e di più? Ma dove siete voi pennivendoli e mistificatori quando quotidianamente assistiamo a ingiustizie e angherie? Vi girate dall'altra parte, e allora giratevi anche stavolta e non gridate al lupo al lupo per qualche scritta, cercando di scatenare del panico mediatico per indurre la gente ad invocare maggior "sicurezza", controllo e repressione. Se vi volete preoccupare per il ritorno alla violenza politica, isolate ed emarginate in primis quelli che siedono sulle poltrone dei palazzi, che soffiano sul fuoco incitando all'odio razziale e politico [violente sono le dichiarazioni del Ministro per le Riforme Calderoli, nostro insigne cittadino che dichiara "Occhio quando fate una raccolta di firme: costa meno dare una coltellata a qualcuno. Anzi, quando litigate date una coltellata! Adesso qualcuno dirà che ho spinto ad accoltellare gli zingari. Non l'ho mica detto! Magari l'ho pensato, ma non l'ho detto -risate-" (L'unità 14 febbraio pg.1).] e che fanno da sponda ai fascisti che uccidono ed alle forze del dis-ordine che li proteggono. Se volete agitare il fantasma degli anni di piombo, fatelo quando vedete bombaroli fascisti candidati nelle liste elettorali, quando vedete compagni accoltellati, migranti aggrediti e centri sociali incendiati. Se volete agitare lo spettro degli anni di piombo, con tutto quello che è successo nell'ultimo anno nel nord italia, ma non solo, per piacere evitate di farlo per quattro scritte di vernice, perché trascendete nel ridicolo. Non saranno le menzogne che raccontate e che scrivete a cambiare le cose, non sarà trasformando una scritta in una devastazione che ci isolerete perchè i rapporti che abbiamo costruito in questi anni con la cttà sono saldi e seri, perchè chi ci conosce sa che per la città possiamo essere soltanto una risorsa. Anzichè prendere le distanze dal gran numero di compagn* che hanno voluto portarci la loro solidarietà con la presenza in piazza, li ringraziamo a gran voce!. Ringraziamo principalmente tutte le soggettività bergamasche che sono scese in piazza in maniera partecipata, responsabile e attiva, nonostante il pesante clima di intimidazione creato ad arte da digos e stampa. A livello locale ci teniamo anche a ringraziare l'udeur, i verdi, rifondazionee il movimento studentesco per non avere fatto nemmeno un passo indetro, per essere stati una voce fuori dal coro, per non aver prestato il fianco ad un attacco tanto strumentale quanto indegno, e lo facciamo senza paura di esporci ad accuse di infamia e di "disobbedienza", ridicolizzate di fatto dai nostri percorsi politici. Infine un grazie particolare al nostro quartiere per non aver ceduto alle pressioni poliziesche di questi ultimi tempi.
 
Quello che abbiamo non ce l'hanno concesso ma ce lo siamo presi, ed è solo una piccola parte[ma piccolina!] di quello che vogliamo e di cui chi vive questa città ha bisogno.
 
Paci paciana
 
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www.ecodibergamo.it, sabato 12 febbraio 2005
L'assessore Rustico in corteo «spiazzato» dai compagni violenti
 
È vero che, durante la manifestazione degli inquilini del Centro sociale «Pacì Paciana» non si sono verificati scontri con le pur vituperate forze dell'ordine. Tuttavia, dire che non sia successo niente, sembra più che altro un eufemismo. Basta ripercorrere l'itinerario calcato dai manifestanti per rendersi conto che sono stati almeno di parola. Si erano proposti di «riprendersi la città» e, quella parte che è stato consentito loro di attraversare, se la sono ripresa, eccome. Conciandola per benino, sotto gli occhi dei cittadini, a dir poco perplessi. Il corteo, partito da piazzale Marconi, è proseguito per via Paleocapa, via Quarenghi, piazza Pontida, via XX Settembre, piazza Matteotti. La manifestazione si è sciolta dopo tre ore, e dopo essersi lasciata alle spalle danni più o meno vistosi. I più evidenti, in via Quarenghi e in piazza Matteotti: muri imbrattati con spray, tappezzati di manifesti e scambiati per orinatoi, sette telecamere di videosorveglianza sfasciate o oscurate con la vernice, e perfino un principio d'incendio, provocato da un mortaretto lanciato sulla copertura del bar Colleoni, sul Sentierone. Per il resto, non è successo niente. Non si sa se succederà qualcosa, invece, a Palazzo Frizzoni. Mentre l'Atalanta le prendeva di santa ragione a Roma contro la Lazio, l'assessore municipale allo Sport, e difensore nerazzurro Fabio Rustico, marciava con i compagni. Dice Rustico: «Ho partecipato alla manifestazione perchè condivido la preoccupazione dei giovani del Centro Sociale sul clima di aggressione e intolleranza nei loro confronti. Tuttavia mi sono decisamente dissociato dal comportamento che è stato tenuto, e che ha portato a danneggiamenti e ad atteggiamenti incivili. Sono atteggiamenti lontani dal mio modo di vedere, di pensare e di manifestare. Per questo, ho abbandonato il corteo». Un salvataggio in corner, insomma, ma anche una lezione per l'apprezzato terzino: con i compagni è sempre meglio stare sulla … difensiva.
 
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L'Eco di Bergamo, 13 febbraio 2005
PACI' PACIANA, DUE ORE DI RAID TEPPISTA IN CENTRO
Telecamere distrutte, scritte ovunque. Duemila in corteo: anche Rustico, che poi si dissocia. Tremaglia accusa il questore
 
Muri del centro imbrattati con centinaia di scritte e manifesti, telecamere sfasciate e angoli del centro trasformati in orinatoi. Così si presentava ieri la città al termine del corteo del centro sociale Pacì Paciana. Duemila persone hanno devastato per due ore e mezza il centro, dalla stazione a piazza Matteotti, passando per via XX Settembre. Tra loro l'assessore Fabio Rustico. Il quale, però, davanti ai vandalismi ha preso le distanze dalla manifestazione. «Ha fatto bene ad andarsene», ha commentato il sindaco Bruni. Il ministro Tremaglia attacca l'operato delle forze dell'ordine: «È mancato l'ordine pubblico». Per il questore Longo, invece, tutto è filato liscio.
 
PACI' PACIANA, DUE ORE IN CENTRO A MANO LIBERA
Centinaia di scritte sui muri, distrutte sette telecamere. In duemila al corteo: anche Rustico, che poi si dissocia
Condanna soft del sindaco dopo la gaffe dell'assessore. Il questore minimizza i raid, Tremaglia attacca
 
Muri, vetrine e saracinesche delle strade del centro imbrattate con centinaia di scritte con lo spray e tappezzate da decine di manifesti. Sette telecamere del servizio di videosorveglianza sfasciate o oscurate. E, ancora: angoli di via XX Settembre trasformati in orinatoi e persino la tenda di un bar di piazza Matteotti incendiata con un fumogeno. È uno scenario da post-guerriglia metropolitana quello in cui si è ritrovata la città ieri sera, al termine del corteo organizzato dal centro sociale Pacì Paciana.
I NUMERI Una manifestazione di due ore e mezza, alla quale hanno preso parte – secondo la Questura – circa duemila persone, che hanno messo in ginocchio il centro con decine di episodi di vandalismo. Un corteo che si è lasciato alle spalle, oltre ai raid vandalici e alle devastazioni lungo le strade, anche un'interminabile scia di lamentele tra i residenti e i commercianti del centro, alle quali sono più o meno tempestivamente seguite le prese di posizione degli esponenti politici. Prima tra tutte quella dell'assessore allo Sport Fabio Rustico , presente alla prima parte del corteo, ma che ha però preferito abbandonare la manifestazione non appena sono iniziati i vandalismi: «Ho voluto prendere parte al corteo – spiega l'assessore – perché sono sensibile al clima di intolleranza che ha spinto i ragazzi a scendere in piazza e a protestare contro le aggressioni subite. Mi dissocio però dagli episodi di violenza che si sono verificati: per questo, non appena la situazione è degenerata, me ne sono andato. Questo tipo di atteggiamenti non rientrano nel mio modo di manifestare». Così, quando il corteo ha raggiunto via Quarenghi e un gruppetto di manifestanti vestiti con una specie di tunica nera e col viso coperto da una maschera bianca salivano su una scala a pioli e prendevano a martellate una telecamera, Rustico si è defilato. Il sindaco Roberto Bruni , interpellato sulla presenza del suo assessore al corteo, inizialmente minimizza: «Non ho commenti particolari». Ma poi, dietro insistenza, si limita ad aggiungere: «Comunque Rustico era lì a titolo personale e non certo a nome dell'Amministrazione. E, in ogni caso, ha fatto bene ad andarsene quando la situazione è degenerata. Sia chiaro, comunque, che la manifestazione era assolutamente legittima e autorizzata». Dopo aver ottenuto la conferma che gli atti di vandalismo si sono verificati durante il corteo e che hanno visto protagonisti gli stessi manifestanti e non gruppetti isolati, Bruni puntualizza: «Gli episodi di violenza sono assolutamente deprecabili e vanno condannati. Non capisco perché prendersela, ad esempio, col tendone di un esercizio pubblico». Il primo cittadino smorza però i toni e lascia trasparire una sorta di distinguo quando gli si racconta delle telecamere del Comune sfasciate o coperte con lo spray nero: «Non giustifico nemmeno questi attacchi, ma riesco a capire che le telecamere possano rappresentare un obiettivo».
LA PARTENZA Il corteo è partito dalla stazione alle 16 – con un'ora di ritardo e con la conseguenza di aver congestionato il traffico nelle vie limitrofe -, aperto dallo striscione «Contro il nazismo e il fascismo, riprendiamoci la città» e da slogan e striscioni ornati con falci e martelli. Prima tappa la sede de «L'Eco di Bergamo». «Eccoci davanti al simbolo della disinformazione bergamasca – urlava un altoparlante -, che vende tante copie perché è spalleggiato da poteri forti, ma che copia le veline della polizia».
I VANDALISMI Poi il corteo ha imboccato via Paleocapa, dove sono iniziati gli atti di vandalismo, proseguiti per tutta la durata della manifestazione. Ogni tanto dalle file del corteo si staccavano alcuni manifestanti che – viso coperto da passamontagna e armati di scala, colla e vernice spray – lasciavano ricordini sui muri e sulle vetrine dei negozi. Risultato: alla fine del corteo erano più i muri macchiati che quelli puliti nel tragitto compreso tra via Paleocapa, via Quarenghi, via Zambonate, piazza Pontida, via XX Settembre e piazza Vittorio Veneto, dove il corteo è arrivato alle 18,30. I manifestanti hanno poi sostato in via XX Settembre, dove si sono fatti largo tra centinaia di persone intente nello shopping: «Vogliamo ricordare a chi fa le compere – hanno spiegato i manifestanti – tra queste vetrine belle e profumate, che siamo stati oggetto di tanti attacchi da parte dei fascisti, che ci hanno incendiato il centro sociale». Interventi da parte delle forze dell'ordine non se ne sono registrati: polizia e carabinieri si sono limitati ad aprire e chiudere il corteo. Non un agente o un militare in divisa si sono visti tra i manifestanti, che hanno così potuto agire indisturbati. Dalla centrale operativa di via Coghetti la polizia locale ha invece assistito in diretta agli assalti alle telecamere: in tutto ne sono state sfasciate o oscurate sette, tra via Quarenghi, via Zambonate e davanti a Palafrizzoni.
L'INCENDIO Proprio in piazza Matteotti un fumogeno è stato lanciato su una tenda del «Caffè del Colleoni». Il principio d'incendio è stato domato dal titolare del locale, che è subito accorso con un estintore. Alle lamentele del barista – «Cosa fate? Io sto lavorando» – è seguito un coro di insulti dei manifestanti: si è sfiorata la rissa. Sugli incidenti e gli episodi di vandalismo, però, il questore Salvatore Longo – interpellato sia durante il corteo, che diverse ore dopo la conclusione della manifestazione, quando ormai i mezzi della Bas iniziavano a pulire le strade – minimizza: «In generale il giudizio sull'ordine pubblico è positivo. Si è registrato qualche disagio, più che altro perchè la manifestazione è stata lunga, ma non ci sono arrivate lamentele. Se abbiamo preso provvedimenti nei confronti di qualcuno? No, non ce ne sarebbe stato motivo».
LA POLEMICA Proprio sull'ordine pubblico punta invece il dito il ministro degli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia , che non va per il sottile e attacca l'operato delle forze dell'ordine: «È stata una brutta giornata per Bergamo, perché l'ordine pubblico non c'è stato. Vorrei capire quali disposizioni sono state date alle forze dell'ordine, visto che i manifestanti hanno fatto quello che hanno voluto e non sono stati controllati. Sono state distrutte telecamere, lasciate scritte dappertutto e addirittura c'è stato un principio d'incendio: dov'era l'ordine pubblico? Come ministro attendo qualche spiegazione». Fabio Conti «Forze dell'ordine distratte» «È intollerabile. Un segno di inciviltà. Chiederò in Giunta che i responsabili vengano perseguiti». Il vicesindaco Ebe Sorti Ravasio (Margherita) si dice «furibonda e intransigente». Giudica «un segno di inciviltà» gli episodi che hanno coinvolto i giovani del Pacì Paciana. «Volevano manifestare per gli atti di violenza subìti nell'ultimo periodo – commenta – e che cosa hanno fatto? Hanno risposto con altra violenza. Hanno perso un'occasione per farsi capire, per spiegare le loro ragioni alla cittadinanza. Poteva essere un momento di espressione pacifica, invece così sono passati dalla parte del torto». Mettendo bene in chiaro che non è giustificabile la mancanza di rispetto per la «res pubblica», la Sorti Ravasio precisa «che bisogna mettere freno fin da subito a episodi simili, perché se s'inizia così chissà dove si arriva». Condanna per chi ha usato la forza e solidarietà per l'assessore alle Politiche giovanili Fabio Rustico. «Credo che fosse presente in buona fede. Ha partecipato pensando che il tutto si svolgesse in maniera corretta e sono convinta che non potrà che condannare le degenerazioni a cui si è arrivati». Intanto anche da altri rappresentanti della Giunta e della maggioranza arrivano le prime prese di distanza. «Il titolo della manifestazione era "Contro il fascismo riprendiamo la città" – interviene l'assessore alla Cultura Enrico Fusi (Aratro) –. Prendersi la città con la forza non è antifascismo. Come non è antifascismo terrorizzare la gente. Questo è un modello culturale assolutamente non condivisibile. E dato che la legalità vale per tutti, questa gente deve pagare i danni, fino all'ultimo euro. Non è concepibile che il Comune li ospiti al centro sociale e loro si comportino in questo modo». Anche per Dario Guerini, consigliere comunale dei Ds (partito che aveva appoggiato la manifestazione, ndr), non esistono mezzi termini: si tratta di «giovani imbecilli, seminatori di intolleranza e di violenza». «Hanno fortemente danneggiato via Quarenghi – protesta –. Mi chiedo perché le forze dell'ordine che accompagnano questi cortei siano sempre distratte e tolleranti di fronte a simili episodi e ripeterò la domanda in Consiglio comunale. Gli abitanti del quartiere chiedono che questi violenti vengano individuati e condannati a rifondere tutti i danni causati alle proprietà, ai negozi e anche all'amministrazione comunale per il danneggiamento delle telecamere. Chiedo che i movimenti e i partiti più vicini a costoro si facciano carico di denunciare senza titubanze tutta la loro idiozia e la loro dannosità, isolandoli e prendendone le distanze». Be. Ra.
 
 
«Comune parte civile per i danni»
«Il Comune si costituisca parte civile e chieda i danni».
 
Preoccupazione e rabbia serpeggiano nell'opposizione per «la violenza inaccettabile in cui è sfociata la manifestazione del Pacì Paciana». E sul banco degli imputati finisce sì l'assessore alle Politiche giovanili Fabio Rustico, presente fino a un certo punto al corteo, ma anche tutta l'amministrazione, che «fin qui ha coccolato questo gruppo di giovani che vive e opera al di fuori della legalità». «Non dimentichiamo che l'iniziativa aveva l'appoggio di Ds, Rifondazione, Verdi e Udeur, che fino a prova contraria sono forze di maggioranza», ricordano Daniele Belotti per il Gruppo della Lega e Valerio Marabini, portavoce della Lista Veneziani. Il centrodestra presenterà il conto domani, in Consiglio. «Le pubbliche scuse sono dovute, ma prima di tutto si individuino i responsabili e li si faccia pagare». C'è chi va oltre. «Se il Comune non si costituirà parte civile, i danni vengano detratti direttamente dallo stipendio dell'assessore Rustico», propone Belotti. Che aggiunge: «Nel Piano delle opere pubbliche ci sono pure 650 mila euro per la ristrutturazione del centro sociale. Vengano destinate a finalità più utili». Il diritto a manifestare non viene messo in discussione dal coordinatore provinciale di Forza Italia, Marco Pagnoncelli – «c'è libertà di espressione» –: «È però deprecabile quando degenera». E su Rustico? «Non mi meraviglia troppo che ci sia andato – commenta Pagnoncelli –. È l'ennesima prova che questa amministrazione è ostaggio di una sinistra radicale e violenta». Chi rimane senza parole di fronte alla partecipazione dell'assessore terzino è Franco Tentorio, capogruppo di An: «Accidenti, mi dispiace. Ha peccato di ingenuità». E la riflessione di Tentorio parte dalla rissa in piazzale degli Alpini durante la Giornata della memoria per le foibe: «Ci sono stati degli aggrediti, Azione giovani, e degli aggressori, gli altri. Quando uno sbaglia bisogna dirlo, mentre certe parti politiche tendono a sfumare, a non attribuire responsabilità precise». E se Pagnoncelli parla di «fatti isolati, non di clima», Tentorio sostiene che chi – come lui – ha vissuto gli anni di piombo «guarda con grossa preoccupazione l'escalation di violenza che si sta verificando in città. Serve molta attenzione». Domani, in apertura di Consiglio, la Lista Veneziani presenterà una mozione di censura. «L'assessore Rustico – interviene Marabini – è lo stesso che pochi mesi fa ha definito il Pacì Paciana" una risorsa per Bergamo". Dovrà fare le proprie scuse. In base alle sue parole valuteremo se chiederne le dimissioni o meno. Lo slogan della manifestazione era "Riprendiamoci la città". Si è visto in che modo l'hanno messo in pratica». Be. Ra.
 

 
 
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