Domenica 1 ottobre, 2 giovani assistono a un grave episodio di brutalità da parte della polizia, nei confronti di alcune persone di origine boliviana, proprio all'esterno del parco di via Cerasoli, a Bergamo, che la comunità sud americana è solita frequentare nei giorni festivi. La scena che i due si trovano di fronte è inquietante. Gli agenti sul posto, nel corso di un'accesa discussione, strattonano violentemente alcune donne boliviane di mezza età, mentre a pochi metri da loro un giovane sud americano è disteso al suolo privo di sensi. I 2 giovani decidono di intervenire per impedire agli agenti di infierire ulteriormente sulle persone presenti. Saranno denunciati per concorso in violenza e resistenza a pubblico ufficiale. I quotidiani locali, in una prima ricostruzione, sorprendentemente, chiamano in causa il centro sociale Pacì Paciana, accusando (assurdamente) un fantomatico gruppo di suoi attivisti (mai giunti sul posto) di aver interferito con l'operazione di polizia.
L'Eco di Bergamo inizialmente sostiene una versione dei fatti secondo cui la pattuglia di polizia, intervenuta in base alla telefonata di un residente della via (che, verso le 20, lamentava schiamazzi provenienti dal parco Ardens), sarebbe stata aggredita a calci e pugni da una decina di boliviani armati di bastoni. Dal giorno seguente il quotidiano insiste facendo leva irresponsabilmente sui malumori dei residenti italiani del quartiere e a questo fine modifica la sua versione dei fatti. La polizia sarebbe giunta sul posto alla ricerca di un boliviano accusato di minacce e, inspiegabilmente, al quel punto sarebbe stata aggredita da 30 (non più 10 come affermato il giorno prima) boliviani ubriachi. Il fatto che i 4 agenti sopraggiunti sul posto, aggrediti da una folla urlante di 30 persone ubriache (secondo la prima ricostruzione addirittura armate di bastoni), se la siano cavata con meno di una settimana di prognosi, fa pensare ad un vero e proprio miracolo. Come è possibile essere aggrediti a calci e pugni da una folla di 30 persone armate e cavarsela solo con qualche graffio? La comunità boliviana nella provincia di Bergamo è la più grande d'Italia, con un numero che si aggira intorno alle 20.000 persone. Questo per via di una datata tradizione di aiuto e solidarietà, che vede l'associazionismo cattolico (ma non solo..) bergamasco da sempre in prima linea nel paese andino. In città la presenza più significativa si concentra proprio nel quartiere di San Tommaso, dove è situato il parco in questione (parco pubblico Ardens), che, nei pomeriggi domenicali, diventa uno dei principali luoghi di incontro della comunità sud americana. Nei giorni successivi, L'Eco di Bergamo getta benzina sul fuoco, presentando normali e inevitabili problematiche di convivenza tra differenti culture come una situazione emergenziale che ha finito per contrapporre i soliti residenti esasperati del quartiere alle persone di origine boliviana (implicitamente, dettaglio che evidenzia un pregiudizio razzista di fondo, considerando i secondi come non residenti). Alleanza Nazionale, contestualmente, alza la voce e, sfruttando strumentalmente il caso sollevato da L'Eco di Bergamo, rilancia la necessità di ampliare l'organico delle forze di polizia, aumentare le telecamere di sorveglianza e ripristinare i vigili di quartiere. Nel frattempo la polemica approda in Prefettura, all'attenzione del Comitato per l'Ordine Pubblico e la Sicurezza, e, successivamente, in Consiglio comunale, dove la soluzione asettica e ottusa della Giunta di Roberto Bruni non tarda ad arrivare: limitazione dell'accesso al parco nei giorni festivi, sperando di disincentivare l'uso dello spazio pubblico in questione. Come dire, visto che sono troppi (e troppo utili..) per farli scomparire, almeno nascondiamoli.
Di seguito la lettera ai giornali del centro sociale Pacì Paciana, la ricostruzione della vicenda dei giovani coinvolti e la rassegna stampa de L'Eco di Bergamo relativa all'episodio.
Spettabile redazione,
vorremmo spendere due parole riguardo a ciò che è accaduto domenica 1 ottobre in via Cerasoli a Bergamo. Leggendo i vari articoli comparsi fra ieri e oggi su alcuni quotidiani della provincia, abbiamo notato come, ancora una volta, semplici fatti di cronaca, per di più mal raccontati e drammaticamente distanti dalla realtà, servano da pretesto per montare veri e propri "casi" di ordine pubblico.
A fidarsi delle descrizioni lette, infatti, ci si immaginerebbe una via Cerasoli in preda al degrado urbano e sociale, con bande di Boliviani che terrorizzano innocui cittadini, scaricando immondizia e abbandonandosi all'ebrezza di alcol e chissà cos'altro; un livello di allarme sociale tale da giustificare interventi violenti da parte delle forze dell'ordine, anche se nei confronti di donne di mezza età.
Già, perché se si raccontasse realmente cosa accade nei fine settimana al campo ardens e non ci si limitasse a riportare le veline della questura, ci si renderebbe conto che queste sporche e pericolose bande di boliviani sono in realtà famiglie della comunità sudamericana che utilizzano lo spazio pubblico per soddisfare il loro bisogno di socialità, per incontrarsi, giocare a pallone, mangiare insieme, facendo rivivere cosi' uno spazio fino a qualche anno fa abbandonato a se stesso. D'altronde, in una città che non offre alcun tipo di spazio aperto di aggregazione, gente che sfugge a molte delle logiche commerciali che intrappolano il generico "tempo libero", non potrà che risultare pericolosa e aliena.
Come del resto pericolosi e alieni sembrerebbero essere "quelli del Paci'Paciana", gratuitamente coinvolti nella vicenda da qualche testata e probabilmente dalla stessa questura, in un fatto che nulla aveva a che vedere con un' azione politica, ma con un semplice intervento in difesa di donne violentemente maltrattate dalle forze dell'ordine, da parte di due ragazzi, occasionali frequentatori del centro sociale. Pensando alla drammatica serie di casi di abuso da parte delle forze dell'ordine, non solo ai danni di stranieri, ma sempre più spesso anche ai danni di italiani (Federico a Ferrara, Rumesh a Como), non possiamo che esprimere solidarietà ai nostri due fratelli e alla comunità sudamericana.
csaPacìPaciana
Bergamo, domenica 1 ottobre 2006
Attorno alle ore 20 di domenica 1 ottobre 2006 stavo casualmente passando in auto in via Ceresoli con un amico quando, all'altezza del parco ardens, noto due agenti maltrattare delle signore di origine sudamericana. Chiedo al mio amico di accostare l'auto e mi avvicino per capire cosa stia succedendo. In quel momento noto che i poliziotti strattonano le signore, che riconosco essere cinque e di mezza età (ad occhio tra i 30 e i 55 anni). Avvicinandomi noto che tra due auto parcheggiate, coperto dalle signore, c'è un ragazzo, ad occhio sui trent'anni e anch'egli di origine sudamericana, seduto sull'asfalto. Una delle signore si avvicina a me e mi dice con tono spaventato che il ragazzo si era appena svegliato perché svenuto in seguito ad un colpo alla nuca inferto dalle forze dell'ordine. A questo punto mi avvicino ai poliziotti e chiedo cosa stia succedendo e perché stessero usando tale violenza nei confronti del gruppo. Uno degli agenti si dirige nervosamente verso di me dicendomi di farmi gli affari miei; nel frattempo l'altro Agente continua a maltrattare le signore cercando di arrivare al ragazzo. In quel momento arriva una seconda pattuglia dalla quale scende un agente che, senza rivolgersi in alcun modo agli altri colleghi, tira un calcio all'altezza della bocca dello stomaco al ragazzo, che era stato nel frattempo immobilizzato dall'altro agente. Inizia una colluttazione tra gli agenti e il gruppo, le signore tentano di proteggere il ragazzo mentre gli agenti cominciano a malmenare a caso, prendendo una delle signore (che avrà avuto circa 50 anni) per il collo e alzandola da terra, sbattendo più volte le signore ed il ragazzo sul cofano della macchina, stortando braccia e tirando schiaffi, fino a prendere di peso il ragazzo e una delle signore e infilarli violentemente in macchina. Mi avvicino nuovamente urlando agli agenti di non usare violenza, che erano tutte signore di mezza età e che gli stavano facendo del male. Uno degli agenti (il primo sceso dalla seconda auto) mi urla di farmi gli affari miei e di fornire i documenti, immobilizzandomi un polso; a quel punto, spaventata, inizio ad urlare che non mi toccassero, che non potevano. L'agente mi lascia e io fornisco la mia patente ad uno degli agenti, che mi identifica senza problemi. Nel frattempo anche il mio amico fornisce la sua patente e viene identificato dallo stesso agente senza problemi. Nell'auto in cui è stata caricata la signora, intanto, si sentono urla e colpi forti, mentre due agenti continuano a malmenare e strattonare le signore. Urlano, rivolti verso di me, che mi avrebbero denunciato e io chiedo con quale accusa e di scrivermi il verbale sul posto. Risalgono in macchina senza darmi risposta e si allontanano gridandomi: “ Ci vediamo in tribunale!”.
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L'Eco di Bergamo, lunedì 2 ottobre 2006
VIA CERASOLI. LITE FRA STRANIERI. FERITI 4 AGENTI
Quattro agenti di polizia sono rimasti feriti in un'aggressione ieri sera in via Cerasoli, dove erano intervenuti per sedare una lite tra extracomunitari. Tutto è accaduto verso le 20, quando – secondo una prima e non ufficiale ricostruzione – alcuni residenti della zona hanno chiesto l'intervento della polizia perché infastiditi dagli schiamazzi di un gruppo di boliviani, che a quanto si è appreso discuteva animatamente in un giardino pubblico. Nel punto segnalato dai residenti sono tempestivamente intervenute due Volanti della questura: alla vista degli agenti accorsi per calmare gli animi, il gruppo di immigrati (secondo le prime ricostruzioni una decina di persone, alcune delle quali armate di bastone) ha però reagito con violenza, sferrando calci, pugni e spintoni contro i poliziotti. Scattato l'allarme, sul posto sono giunti i rinforzi: due sudamericani sono stati bloccati e condotti in questura, mentre gli altri sono riusciti ad allontanarsi. Le ricerche della polizia non si sono però interrotte e nelle ore successive altri presunti componenti del gruppo di aggressori sono stati identificati: ieri sera la loro posizione giudiziaria era ancora al vaglio della questura. I quattro agenti feriti – fortunatamente in maniera non grave – sono stati accompagnati al pronto soccorso degli Ospedali Riuniti, dove sono stati medicati e dimessi.
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L'Eco di Bergamo, martedì 3 ottobre 2006
VIA CERASOLI, I RESIDENTI PROTESTANO: QUEL CAMPETTO E' IL GHETTO DEI BOLIVIANI
Tre boliviani arrestati e altrettanti indagati a piede libero, quattro poliziotti all'ospedale: è il bilancio dell'aggressione avvenuta domenica sera al campo da calcio «Ardens» in via Cerasoli. Gli agenti stavano cercando un boliviano accusato di minacce. Ma si sono ritrovati circondati da una trentina di persone, molte delle quali ubriache, e sono rimasti feriti. I residenti del quartiere, alcuni dei quali si sono adoperati per aiutare la polizia, si aspettavano che prima o poi la situazione sfuggisse di mano. E ieri, mentre in Tribunale venivano discusse le responsabilità dei tre arrestati, in via Cerasoli sono fioccate le proteste. Nei fine settimana da tempo decine di sudamericani hanno scelto quel campo come luogo di ritrovo. «Molti – è il commento più diffuso – non si limitano a giocare a pallone, ma si ubriacano e si comportano in modo incivile: quell'area è un ghetto». La comunità boliviana, dall'altra parte, invita a non generalizzare: «Siamo dispiaciuti per quanto hanno fatto i nostri connazionali: la legge sia applicata con rigore. Ma non tutti i boliviani si comportano così».
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QUATTRO POLIZIOTTI IN OSPEDALE, TRE IMMIGRATI A PROCESSO E ALTRI TRE DENUNCIATI
Circondati, aggrediti e picchiati da almeno una trentina di boliviani, quasi tutti alticci: sotto gli occhi attoniti di passanti e residenti, prima due agenti delle Volanti della Questura e poi altri due, intervenuti in soccorso dei colleghi, sono finiti al centro del ciclone. Solo l'intervento immediato di un'altra Volante, oltre che di diverse delle persone presenti, soprattutto residenti, ha permesso di evitare il peggio: i quattro poliziotti aggrediti sono riusciti a cavarsela con lesioni giudicate guaribili con prognosi tra i cinque e i sette giorni. A suscitare la violenta reazione del gruppo di boliviani, domenica sera in via Cerasoli, sarebbero stati due loro connazionali che, secondo testimonianze e ricostruzioni, erano anch'essi ubriachi. Proprio a questi due immigrati gli agenti della prima pattuglia si erano limitati a chiedere i documenti, nell'ambito di un normale controllo. Quando gli agenti si sono avvicinati con l'intenzione di procedere all'identificazione, i due boliviani, (si tratta di V. S., di 43 anni, e di sua nipote P. C. S., di 31 anni) avrebbero incitato gli altri sudamericani a reagire: «Conigli, avete paura della polizia?», avrebbero gridato ripetutamente secondo coloro che hanno assistito all'episodio. La situazione è degenerata nel giro di pochi istanti: uno degli agenti, impotente a reagire, è finito in mezzo alla folla urlante, mentre l'altro è riuscito a dare l'allarme alla questura prima di essere a sua volta aggredito. In pochi istanti sul posto è arrivata una seconda Volante, ma anche questi due agenti si sono trovati circondati dalla folla e aggrediti. In soccorso dei quattro sono intervenuti alcuni residenti della zona, insieme ad altri poliziotti, che alla fine sono riusciti a disperdere e calmare la folla, evitando lesioni peggiori ai quattro agenti, portati subito in ospedale. Sul posto, accusati di rissa aggravata, sono finiti in manette proprio il quarantatrenne e sua nipote, che ieri sono stati processati in direttissima davanti al giudice Vittorio Masia, difesi dall'avvocato Fabio Tassetti (altri tre connazionali sono stati invece denunciati a piede libero). Con loro è finito in manette un terzo boliviano, J. A. G. B., 32 anni, con precedenti per furto e rapina, inconsapevolmente all'origine della maxi aggressione contro gli agenti. In effetti gli agenti della prima pattuglia stavano cercando proprio quest'ultimo boliviano quando si sono avvicinati al gruppo di sudamericani che, come quasi ogni domenica, in via Cerasoli, si era ritrovato al campo Ardens. Il trentaduenne, poche ore prima, aveva avuto una lite con un fratello, e aveva poi cercato di forzare l'ingresso nella casa di un secondo fratello: non contento aveva minacciato di uccidere la cognata e di stuprare la nipotina di 2 anni. I suoi tre fratelli, preoccupati, lo hanno denunciato, facendo scattare le ricerche. Una pattuglia è appunto finita a cercarlo in via Cerasoli, subendo la violenta aggressione: quasi nello stesso tempo il boliviano è stato rintracciato e arrestato in via Corridoni per minaccia aggravata, violazione di domicilio e violazione della Bossi-Fini. Ieri ha patteggiato 14 mesi, con custodia in carcere e nulla osta all'espulsione. Per i due della rissa invece per ora è stato disposto solo l'obbligo di presentarsi ogni mattina in Questura: il processo terminerà il 31 ottobre.
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L'Eco di Bergamo, giovedì 5 ottobre 2006
SICUREZZA, SUMMIT IN PREFETTURA
Questione sicurezza in primo piano. Mentre il gruppo consiliare di Alleanza nazionale, anche alla luce dei fatti di domenica 30 settembre in via Cerasoli, chiede una convocazione urgente della commissione consiliare per discutere con l'assessore alla Sicurezza Dario Guerini i provvedimenti già adottati e da adottare in relazione all'ordine pubblico della città, oggi in Prefettura viene convocato, alle 10,30, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Al Comitato parteciperanno i sindaci di Bergamo, Azzano San Paolo, Curno, Gorle, Lallio, Mozzo, Orio al Serio, Ponteranica, Ranica, Seriate, Stezzano, Torre Boldone, Treviolo e Zanica, sottoscrittori del protocollo d'intesa per la sicurezza il 29 novembre 2005, oltre al presidente della Provincia e i responsabili delle forze di polizia. Si verificherà, nel corso del Comitato, lo stato di attuazione del protocollo d'intesa in materia di sicurezza. Tornando alla richiesta di convocazione della commissione consiliare, il gruppo consiliare di An chiede anche se l'Amministrazione abbia allo studio il ritorno al numero originario dei vigili di quartiere, se si intenda ampliare il numero delle telecamere e delle colonnine Sos, e se si intenda operare nei confronti del Governo per avere un aumento delle forze dell'ordine, e infine se siano allo studio anche nuove forme di collaborazione tra i vigili urbani e le forze di polizia.
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L’Eco di Bergamo, giovedì 12 ottobre 2006
Via Cerasoli, per il campo chiusura anti-degrado
Accesso limitato nel weekend dopo le lamentele dei residenti E sul problema del «ghetto boliviano» nasce una commissione
Accesso limitato al parco in attesa di provvedimenti più incisivi. Dopo gli incidenti di due domeniche fa con l'aggressione a quattro poliziotti, i residenti di via Cerasoli puntano i piedi e qualcosa ottengono: lo storico campetto Ardens sarà chiuso nelle ore centrali il sabato e la domenica (dalle 12, 30 alle 14,30) per almeno un mese, con l'invito alla comunità sudamericana di evitare l'«invasione» del campo di calcio nel weekend. La 7ª Circoscrizione mette quindi una pezza al problema del «ghetto dei boliviani» in attesa di soluzioni più definitive. Una decina di abitanti del condominio hanno portato al parlamentino una petizione infuocata: da tempo, dicono, il sabato e la domenica il campetto viene occupato da almeno duecento persone, con problemi di disturbo alla quiete pubblica, culminati nella lite con gli agenti due settimane fa. Nella petizione i residenti non usano mezzi termini: parlano di «urla di tante persone per tante ore al giorno»; di «vendita all'interno e all'esterno del parco di cibi e bevande»; di «consumazione all'interno del parco di notevole quantità di alcolici, di cibo e il conseguente abbandono di scarti alimentari, lattine e bottiglie di vetro in tutto il campo» e ancora «di parecchie macchine che si fermano sulla strada con le portiere aperte e la musica ad alto volume sino a tarda ora, addirittura con il lancio in case private di lattine e la pensilina dell'autobus di linea che diventa wc pubblico». Insomma, un quadro a tinte fosche che la Circoscrizione non prende sottogamba. «Il campetto ogni tanto resta aperto anche oltre gli orari stabiliti – spiega Benigni – ma abbiamo chiesto ai responsabili che questo non avvenga più». «In ogni caso – prosegue – bisognerà trovare soluzioni più radicali per tutta l'area. Perciò costituiremo in questi giorni una commissione all'interno della Circoscrizione», a cui prenderanno parte anche rappresentanti dei residenti. «Le possibilità per risolvere il problema sono tre – continua Benigni –: trasformare il parco in una sorta di giardino pubblico demolendo la palazzina interna; farne una struttura sportiva “protetta”, ad esempio con campo da tennis e altre attrezzature. Oppure mantenere il campo di calcio ma con un utilizzo rigidamente regolamentato». Tutti d'accordo sulla commissione, ma se Gabriele Seguini (Margherita) riconosce il disagio causato ai residenti chiedendo però di avviare un dialogo con la comunità straniera (nessun sudamericano era presente all'incontro), l'azzurro Giancarlo Barbieri sollecita il Comune perché invii un mediatore culturale e metta in atto le politiche annunciate per evitare che si creino dei ghetti. Secondo l'azzurro Cesare Liguori è necessario anche intensificare i controlli almeno nei giorni più a rischio fin dal mattino, mentre il diessino Alfredo Pedrali chiede di convocare un incontro aperto con gli assessori competenti al Verde, allo Sport e alla Sicurezza per trovare soluzioni definitive. Ma Pietro Scaini di An si chiama fuori dal coro: per lui chiudere anche solo parzialmente lo storico parchetto è un errore. «Tra non molto – dice – aprirà lì vicino il nuovo parco di via Leopardi. Se chiudiamo lo storico campo Ardens, poi rischia di non riaprire più. Invece è uno degli ultimi campi di calcio liberi rimasti in città».